martedì 10 gennaio 2012

A mo' di Introduzione

Inizio col fornire qualche ragguaglio preliminare intorno all’ipotesi di missione in Kosovo che si andrà sviluppando per la durata del mese di maggio 2007 a cavallo tra il distretto di Pec/Peja (con l’enclave serbo-kosovara di Gorazdevac) e quello di Mitrovica, attraverso i vari luoghi in cui si è già storicamente sviluppato il progetto dei “Dialoghi di Pace” e che vedrà da adesso insediarsi il nuovo progetto di “Integrazione Psicosociale”, volto alla costruzione partecipata di un Corpo Civile di Pace locale.
In effetti, sotto questo versante, la genesi di questa missione di start-up in Kosovo è piuttosto complessa, dal momento che si situa a cavallo tra l’esperienza di completamento della formazione per Corpi Nonviolenti di Pace, che ho avuto modo di seguire nel corso del dicembre dello scorso anno con l’obiettivo di acquisire un profilo professionale specifico in ordine alle modalità di trasformazione costruttiva del conflitto che dovrebbero caratterizzare la specificità degli interventi civili in siffatti contesti, e quella di avvio del nuovo progetto per Corpi Civili di Pace in Kosovo da parte dell’ “Associazione per la Pace”, in cui sarà possibile fruire del bagaglio di maturazione sul tema intanto accumulato con la riflessione degli ultimi tempi sulle strategie di ri-composizione sociale, ma soprattutto provare a determinare un coinvolgimento più partecipato da parte dei facilitatori locali intorno al tema della attivazione civile in contesti di conflitto.
E’ difficile, probabilmente, rendere la complessità della attuale missione di progetto, dal momento che interviene sia nella fase di conclusione di due esperienze precedenti (la prima, la chiusura della formazione specifica per Corpi Civili di Pace con l’”Operazione Colomba” che rientra, del resto, nel percorso di sperimentazione attivato nell’ambito della IPRI- Rete CCP in termini di coordinamento delle diverse esperienze di società civile italiana attivate sul tema dell’intervento civile; e la seconda, più specifica, di chiusura del progetto “Dialoghi di Pace” 2006 dell’Associazione per la Pace), sia in quella di apertura di un ulteriore, impegnativo, percorso, che è quello appena ricordato dell’intervento per CCP in Kosovo.
In questo senso, si tratta fondamentalmente di condurre una verifica delle condizioni di implementabilità del progetto, sia nei termini della registrazione delle condizioni generali del contesto attuale, sia in quelli della verifica delle collaborazioni possibili che, nell’ambito del coordinamento che dovrebbe offrire la cornice di CCP, potrebbero essere costruite nella determinazione delle attività di riconciliazione, ricomposizione e dialogo tra le parti (Serba, Albanese e Rom), nel distretto di Mitrovica, e, in prospettiva l’intero Kosovo, a partire dalla collaborazione con l’equipe della “Operazione Colomba” e del Tavolo Trentino con il Kosovo.
Da questo punto di vista, sin dalla prima verifica, che ho avuto modo di compiere nel briefing iniziale di progetto, la sera medesima del mio arrivo a Gorazdevac, è emersa subito a difficoltà del tema inerente al ripristino di un canale di comunicazione tra due comunità maggioritarie (ovviamente si tratta delle comunità albanese e serba) che oggi sono strutturalmente divise e non trovano momenti di comunicazione, di incontro e di relazione se non in quei contesti in cui le condizioni ambientali lo impongono. In altre parole, basterebbe illustrare le due specificità in cui la presenza serba (il 10% circa della popolazione kosovara, che, per i tragici fatti dell’ancora troppo recente passato, continua ad essere fatta oggetto di ritorsioni, provocazioni e, talvolta, veri e propri attacchi, da parte della comunità albanese maggioritaria) è più rilevante.
Infatti, mentre a Gorazdevac le condizioni di prossimità dell’enclave sia con i villaggi vicini a maggioranza albanese sia con la città di Pec/Peja rendono generalmente possibili, pur in un clima di perdurante ostilità, i contatti tra le due parti, a Mitrovica la separazione fisica determinata dal confine naturale segnato dal fiume Ibar, tra la città a nord a maggioranza serba e quella a sud a maggioranza albanese, rende più difficile la comunicazione tra le parti e, nello specifico, le occasioni di incontro, di relazione e di scambio, che con molto maggiore sporadicità possono venire a prodursi.
In questo senso, un supporto specifico molto importante è quello che può essere fornito dalle attività che di volta in volta, all’interno dei due contesti di missione, potranno essere sviluppate.
Nella prima circostanza si tratta di rilanciare i “gruppi di studio” dell’Operazione Colomba, attraverso i quali si intende promuovere una formazione mista di giovani di ambedue le etnie maggioritarie, che siano in grado, attraverso un percorso guidato di incontri periodici e continuativi, ma anche di ipotesi di studio e di analisi del tema del conflitto e della rivalità inter-etnica, di ripristinare una modalità di lavoro comune al fine di pervenire ad una lettura condivisa delle ragioni della propria solidarietà e dei motivi del proprio conflitto. Nella seconda saremo invece impegnati a Mitrovica e lì si tratterà di avviare un percorso inter-comunitario di attività ludo-sociali e di formazione alla pace e alla nonviolenza, tentando di ripristinare, attraverso i vettori della “comunicazione sociale”, che allude tanto all’attività con i giovani in età scolare e pre-scolare quanto a quella di co-formazione per operatori locali alla pace e alla nonviolenza, percorsi di relazione improntati al dialogo, alla fiducia e a costruttive relazioni tra le parti, tra cui, nel caso specifico, quella Rom. Con i facilitatori locali si provera' in definitiva alla costruzione di un percorso condiviso intorno alle possibilita' che tale progetto intende rafforzare.

Link: http://www.operatoripacecampania.it 

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