sabato 2 giugno 2018

L'impegno dei Corpi Civili di Pace

Fonte, Wikimedia Commons


«Operatori di Pace e prevenzione dei conflitti armati: l’impegno dei Corpi Civili di Pace»

Il 29 Maggio è una data importante, di valenza internazionale, per il lavoro degli operatori e delle operatrici di pace. Il 29 Maggio è, infatti, la «Giornata Mondiale dei Peacekeeper», istituita dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione 57/129 del 2003. Le Nazioni Unite hanno scelto questa data, altamente simbolica, perché il 29 Maggio del 1948 fu inaugurata la prima missione di peacekeeping delle Nazioni Unite: la storica missione UNTSO (la United Nations Truce Supervision Organization), per il rispetto del cessate il fuoco in Palestina.
 
La Risoluzione 50 (1948) del Consiglio di Sicurezza, varata proprio il 29 Maggio del 1948, istituiva, infatti, la missione UNTSO allo scopo di monitorare la tregua con l’impiego di mediatori delle Nazioni Unite assistiti da un’equipe di militari con il ruolo - esclusivamente - di osservatori. Dal 1948 si sono svolte 70 missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e oggi sono attive 15 missioni in 4 continenti. Dal 1948 centinaia di migliaia di persone sono state impegnate nelle missioni ONU; oggi, 15 mila sono i civili e 90 mila i militari impegnati in tali missioni. Sono più di 3500 i peacekeeper che hanno perso la vita in missione. L’impegno degli operatori e operatrici di pace, in particolare degli operatori e operatrici nonviolenti, è sempre più importante, in un mondo lacerato da escalation di tensione e precipizi di violenza.
 
Il «peacekeeping» è uno strumento importante, a disposizione delle Nazioni Unite, per accompagnare o sostenere gli sforzi necessari alla cessazione del conflitto, alla supervisione delle linee di tregua e alla definizione dei presupposti per la difficile transizione dalla guerra alla pace. Nella loro odierna «configurazione multidimensionale», i e le peacekeeper sono impegnati in diversi compiti: non solo mantenere la pace e la sicurezza, ma anche proteggere i civili, facilitare i processi di transizione, fornire assistenza nelle operazioni di disarmo, smobilitazione e reintegro degli ex combattenti, e fornire assistenza e supporto ad altri compiti più propriamente di «costruzione della pace», come sostenere i processi costituzionali e la riforma dello stato di diritto, supportare l’organizzazione del processo elettorale e il monitoraggio elettorale, proteggere e tutelare i diritti umani.
 
È tipico del «peacebuilding», infatti, agire in senso preventivo, della violenza e della guerra, e pro-attivo, per consolidare le condizioni per una pace sostenibile e duratura. Il peacebuilding è infatti uno strumento necessario per consentire a popoli e stati di superare il conflitto, prevenire il rischio di una ulteriore precipitazione nella violenza e nella guerra, porre le fondamenta per costruire pace positiva e sviluppo sostenibile. I compiti, tipicamente civili, delle operazioni di peacebuilding vanno infatti dalla ricostruzione della fiducia al ripristino delle relazioni sociali, dalla facilitazione della comunicazione alla promozione sociale, dall’educazione alla pace e alla nonviolenza alla tutela e promozione dei diritti umani, al sostegno agli operatori e alle operatrici di pace in zona di conflitto e di post-conflitto.
 
Si tratta di un impegno faticoso, spesso non adeguatamente supportato, e, al tempo stesso, estremamente rischioso. Per questi motivi e su queste tematiche, è in programma a Vicenza, martedì 29 Maggio, 2018, con inizio alle ore 18.30, presso la “Casa per la Pace”, in Via Porto Godi, 2, un confronto pubblico sul tema «Operatori di Pace e prevenzione dei conflitti armati: l’impegno dei Corpi Civili di Pace», con i contributi di Francesco Ambrosi, del MIR/IFOR Nazionale e di Vicenza, di Matteo Soccio della Casa per la Pace vicentina, e Gianmarco Pisa, IPRI - Corpi Civili di Pace. L’incontro, occasione anche di presentazione del volume di Gianmarco Pisa, «Ordalie. Memorie e Memoriali per la Pace e la Convivenza», edito da Ad Est dell’Equatore, Napoli, 2017, a partire da una ricerca-azione sul campo, dedicata ai luoghi della memoria e ai patrimoni culturali per la pace, è anche l’opportunità per riflettere sulle dimensioni del simbolico, luoghi, culture e narrazioni, nel «lavoro di pace».