mercoledì 10 novembre 2021

Contro antisemitismo, fascismi vecchi e nuovi, xenofobia

Darwinek, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons


«Quando gli ebrei sono presi di mira a causa delle loro convinzioni o della loro identità, quando Israele viene individuato in ragione dell’odio antiebraico, questo è antisemitismo». La vicepresidente USA, Kamala Harris, ha presieduto la sessione di apertura della conferenza, sul tema «Never Is Now», dell’Anti-Defamation League, lo scorso 7 novembre, esprimendo il proprio sostegno alla lotta contro l’ondata crescente di antisemitismo.

La prima sessione è stata dedicata all’antisemitismo e i crimini d’odio, con l’introduzione della vicepresidente USA, seguita dall’intervento del ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid, il dialogo tra le note giornaliste Sheera Frenkel e Kara Swisher sulla diffusione dell’odio e della disinformazione online attraverso i social media, e, infine, un confronto, sugli stessi temi, tra Jonathan Greenblatt, direttore della Anti-Defamation League e già assistente speciale alla Casa Bianca con Barack Obama e direttore dell’Ufficio per l’Innovazione Sociale e la Partecipazione, e Daniel Dae Kim, attore e produttore, recentemente salito alla ribalta delle cronache per il suo impegno contro la discriminazione delle minoranze, in particolare delle comunità asiatiche, negli USA, e contro l’insorgere dei fenomeni di crimini d’odio, razzismo e xenofobia, legati alla diffusione della pandemia.

La seconda sessione ha avuto invece per tema “L’unità di fronte all’antisemitismo”, indicando, a fronte della pluralità e della varietà dell’universo dell’ebraismo in Occidente, pericoli e sfide poste dall’ondata antisemita avvertita nelle diverse comunità ebraiche. Molte sono, com’è noto, le comunità ebraiche statunitensi, dai riformatori ai conservatori, dai ricostruzionisti agli ortodossi, e molti gli statunitensi di origine ebraica legati alla cultura ebraica ma non appartenenti né osservanti. In questo scenario, sostanzialmente pluralistico e secolare, da una parte l’antisemitismo può assumere forme diverse, dall’altra è necessario trovare, tra le diverse esperienze culturali e religiose, terreno comune per favorire il dialogo e contrastare le discriminazioni.

La terza sessione, particolarmente delicata, ha riguardato invece le tematiche dell’attivismo anti-sionista e delle propensioni antisemite che si affacciano anche nel contesto degli spazi e dei movimenti democratici. Il panel, ad esempio, segnala che «spesso attivisti ebrei sono esclusi da alcune comunità che si battono per la giustizia sociale e a volte persino attaccati a causa del loro legame con Israele»; e indica l’esigenza di avanzare «approfondimenti su come distinguere tra espressioni e azioni critiche nei confronti di Israele ed espressioni e azioni che creano situazioni in cui l’antisemitismo rischia di essere tollerato e persino incoraggiato».

È ovviamente, per quanti e quante si battono per la pace, il progresso e la giustizia sociale, un tema cruciale: non è mai superfluo ribadire, infatti, la distinzione tra antisemitismo (riprendendo la definizione data in apertura dalla stessa Kamala Harris, «prendere di mira gli ebrei in quanto ebrei» e «contrastare Israele in quanto tale in ragione dell’odio antiebraico») e antisionismo (come critica razionale all’ideologia nazionale del sionismo e alle politiche messe in opera dal governo d’Israele), come peraltro ribadito anche in alcune recenti sentenze della magistratura italiana (ad esempio la sentenza del 24 maggio 2017 del Tribunale di Vercelli).

Nel focus «Game Over? Come l’odio online si sta infiltrando nelle nuove piattaforme», la descrizione del panel riferisce come «l’odio, le offese e le molestie online si sono diffuse al di là dei social media nello spazio virtuale delle nuove piattaforme, come il mondo dei giochi online (gaming), la cui popolarità e la cui diffusione sono letteralmente esplose durante la pandemia. Tante ormai le persone in contatto con il mondo dei giochi online, le cui piattaforme sono ormai “abitate” in modo simile a come sono “abitati” i social media. Come le piattaforme di social media, anche questi spazi interattivi possono ospitare una retorica estremista, antisemita e ostile: l’83% degli adulti e il 60% dei giovani hanno subito odio o molestie attraverso le comunità di gioco online».

Kamala Harris ha usato poi una frase ebraica diffusa negli ambienti dell’ebraismo progressista, e che, nel corso della pandemia, ha finito per essere adottata e menzionata anche in altri contesti, vale a dire «Tiqqun 'olam (תיקון עולם‎)» nel senso di «curare il mondo», non solo in relazione agli sforzi per uscire dalla pandemia verso una maggiore democrazia, inclusione, giustizia sociale, ma anche per ribadire l’impegno contro l’antisemitismo e la xenofobia. L’espressione ebraica, del resto, ha attinenza non solo con il concetto di cura, ma anche con il concetto di bene comune e di giustizia sociale. È stata l’occasione, infine, per ricordare la nomina della storica della Shoah, Deborah Lipstadt, come inviata speciale del Dipartimento di Stato per monitorare l’antisemitismo.

La sua figura, del resto, non è solo quella di una delle più accreditate storiche della Shoah e dei movimenti antisemiti, essendo già stata consulente presso lo United States Holocaust Memorial Museum. Per chi ricorda lo splendido film, La verità negata, in cui la protagonista è interpretata da Rachel Weisz, è alla sua figura che è ispirata la storia del processo che confermò, anche in via giudiziaria, il saggista David Irving come negazionista della Shoah. La sentenza ribadiva, tra l’altro, che David Irving era un «attivo negazionista dell’Olocausto», un antisemita e un razzista, ed era inoltre «associato con estremisti di destra che promuovono il neo-nazismo».

L’antisemitismo come forma specifica di razzismo, xenofobia e discriminazione, e le variegate pulsioni ultra-nazionaliste, neo-fasciste e neo-naziste, vecchi e nuovi fascismi, si accompagnano e si alimentano a vicenda e ciò richiede attenzione, «vigilanza democratica», per preservare gli spazi del conflitto e della mobilitazione, da infiltrazioni e insorgenze regressive. Non a caso, la conferenza si è svolta ad 82 anni dalla Notte dei Cristalli (Kristallnacht), l’ondata di pogrom e devastazione del 9 novembre 1938, quando i nazisti distrussero centinaia di sinagoghe, uffici e negozi ebraici in Germania, Austria e parti della Cecoslovacchia: «l’antisemitismo non è una reliquia del passato». Proprio per questo, va tenuto al riparo dalle strumentalizzazioni e preservato da adozioni controproducenti. Come infatti ha scritto Johan Galtung, «la violenza è radicata nelle relazioni cattive; la pace in relazioni buone, rigettate dagli antisemiti, e gli autoproclamati certificatori di antisemitismo non mi renderanno mai tale. Ma la loro narrativa è basata esclusivamente su vittime innocenti e malvagi perpetratori».