martedì 10 gennaio 2012

Istruzioni di Pace


Il lavoro di ri-composizione civile orientato alla pace si mostra nei Balcani particolarmente complesso, proprio perché deve sfidare una sorta di “ambivalenza costitutiva” tra imbeviture di immagini del sacro e della guerra, che rendono la cultura dell’identità e del conflitto (e dell’identità basata sul conflitto) particolarmente radicata da queste parti; e, d’altra parte, profonde radici di comunità e tessuti di relazione, ricchi, articolati e profondi. Ecco perché, anche il lavoro promosso dalla “Carovana di Pace”, di ri-cognizione e di collegamento nell’ambito della presa di consapevolezza per un servizio civile di pace locale, è chiamato a confrontarsi con questa levatura della sfida: da un lato, demistificare il portato di violenza che tracima dalla cultura dell’identità nazionale, anche attraverso la scoperta dell’altro come con-simile e non come nemico, e quindi ri-umanizzando e de-traumatizzando le parti; dall’altro, sviluppare la comunità, consolidando le capacità locali per la pace e promuovendo libertà, democrazia e partecipazione a livello locale. Appunto, costruendo ponti e valicando muri, come deve essere proprio dello spirito e della missione dell’operatore nonviolento di pace, nel profilo che ne disegnava Alexander Langer.

Cosa vuol dire, del resto, “affare interno” e “competenza esclusiva”, quando si parla di entità co-costituenti e se tutti, a parole, sono per il ri-congiungimento e la ri-conciliazione? Nei Balcani tutto, anche le parole, può avere un duplice significato o una valenza di ambiguità: non tutto ciò che si manifesta, è come sembra. Lo stesso, talvolta, si può registrare con il paesaggio. Se Pale ci sorprende per i suoi tesori paesaggistici e naturalistici incastonati, come un piccolo tesoro, sui monti dei Balcani occidentali, Prijedor ci affascina per la ricchezza dei suoi riferimenti storici e perla suggestione dei suoi luoghi di interesse paesaggistico. Prijedor è luogo importante della vicenda bosniaca e tappa decisiva della Carovana di Pace; per di più è lo spazio di esercizio di una vera e propria “triangolazione” del conflitto bosniaco, dapprima quello serbo-croato del 1991-1993 (con i Croati che attaccano le città serbe di confine e vi sfollano gli espulsi, in territorio bosniaco, con la forza delle armi portate dalla micidiale e devastante “Operazione Tempesta” dalle Krajine croate); poi quello serbo-bosniaco del 1992-1995, tra le rivendicazioni contrapposte dei bosniaci, riferite alla integrità del proprio progetto indipendentista e separatista, e dei serbi, riferite all’esigenza inderogabile di accogliere in qualche luogo i rifugiati serbi dalle altre guerre locali e dalle altre operazioni militari. Eppure, ultimo vertice della “triangolazione”, Prijedor è anche crocevia della riconciliazione possibile, luogo di rientri diffusi e di pratiche ri-conciliative importanti.
 
Fonte: http://www.ansa.it/balcani/bosnia/bosnia.shtml


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