mercoledì 13 aprile 2016

Necessario Cooperare: Spunti per i Corpi Civili di Pace (II)

Il Ponte di Mitrovica, Kosovo

In occasione della presentazione del progetto per Corpi Civili di Pace in Kosovo, sull'esplorazione dei luoghi della memoria e la ricostruzione di tessuti di condivisione, dal titolo PRO.ME.T.E.O. («Productive Memories to Trigger and Enhance Opportunities»), sostenuto dalla Cooperazione Decentrata del Comune di Napoli, nell'ambito della Conferenza “Necessario Cooperare: l'impegno della Città di Napoli per un Mediterraneo di Pace e di Cooperazione”, tenuta in Sala Giunta, il 5 Aprile, le relazioni illustrate e gli interventi proposti hanno messo in condivisione una grande quantità di idee e sollecitazioni, con proposte e spunti di riflessione.
 
Sin dalla presentazione, la Conferenza si è mossa con l'obiettivo del “che fare”: cosa ci sarebbe da fare, cosa potremmo fare, per prevenire la guerra e per contrastare il terrorismo, per riconquistare al Mediterraneo la sua vocazione più simbolica ed affascinante, quella di essere mare tra tante sponde, culla di culture e civiltà, campo di ospitalità e di convivenza, anziché di guerra e di terrore. L'occasione è stata quindi preziosa per interrogarci sul fallimento delle risposte classiche, l’ingerenza e la guerra umanitaria, perfino l’esportazione della democrazia, e sulla promessa di nuovi strumenti, la “diplomazia popolare” e la “cooperazione solidale”.
 
Ci è sembrato quindi opportuno raccogliere la seguente “minuta” su alcuni tra gli spunti offerti dai relatori.
 
Rosanna Morabito (docente di lingua e letteratura serba e croata presso l'Università “Orientale” di Napoli):

a. la Jugoslavia ha rappresentato un contesto multi-nazionale, multi-etnico e multi-confessionale,
b. il bombardamento della Serbia da parte della N.A.T.O. nel 1999 ha costituito una violazione,
c. il profilo di una regione segnata da massicci movimenti di popolazione nel corso della storia,
d. i gravi problemi aperti della democrazia e dello stato di diritto nel Kosovo indipendente di fatto dal 2008,
e. le violente reazioni dei nazionalisti e le forti contrapposizioni opposte al dialogo e alla convivenza, anche in relazione agli importanti accordi del 19 Aprile 2013 e l'odierna necessità del lavoro sulla/sulle memoria/e.

Giovanni Sarubbi (direttore de “Il Dialogo” dedicato al dialogo inter-religioso e cristiano-islamico):

a. la libertà religiosa è fondamentale libertà soggettiva e, in particolare, libertà costituzionale,
b. la dottrina dello “scontro delle civiltà” alla Samuel Huntington si è purtroppo andata affermando,
c. il “primato” della religione e delle questioni religiose come “architrave” del destino umano?
d. la guerra ed il terrorismo non hanno nulla a che vedere né con le religioni né con le civiltà,
e. l'attacco contro “una” religione è, al tempo stesso, un attacco portato contro “tutte” le religioni e quindi la strumentalizzazione etno-religiosa, etno-culturale o etno-politica è una minaccia anche alla nostra libertà.

Maria Teresa “Maite” Iervolino (docente di lingua e letteratura inglese, anglista e slavista):

a. l'intercultura è uno strumento pertinente ed efficace per la gestione e il superamento dei conflitti,
b. il conflitto, a propria volta, è sovente uno “specchio” di altri conflitti e di altre contraddizioni,
c. il rispetto delle culture diverse/altre e l'incontro delle alterità/differenze è più che mai decisivo,
d. i nessi dialettici: identità vs. alterità, certezza/compattezza/clausura vs. dubbio/critica/apertura,
e. la necessità di una “lingua polifonica” per superare la contrapposizione sé/altro-da-sé (alterità).

Maurizio del Bufalo (coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli):

a. l'esperienza presso la UNDP (maggiore agenzia dell'ONU) e i programmi di “sviluppo umano”,
b. il ruolo svolto da Kofi Annan ed il varo del programma dei «Millennium Development Goals»,
c. i diritti umani (tutti i diritti umani per tutti) come percorso critico e come programma di sviluppo,
d. lo snaturamento della cooperazione internazionale nel passaggio di funzioni dal civile al militare,
e. l'esigenza di trasformare il “codice” del rapporto: da donatore/beneficiario a partner/cooperante.

Amarilys Gutierrez Graffe (Console Generale a Napoli della Repubblica Bolivariana del Venezuela):

a. la forma della cooperazione solidale e della integrazione regionale si basa sui diritti umani,
b. il modello di riferimento della cooperazione solidale è quello della diplomazia dei popoli,
c. i diritti umani non possono che basarsi sulla centralità delle persone e il rispetto delle differenze,
d. “pueblo unido”: agire per essere “esseri umani del mondo” e per favorire l'unità dei popoli,
e. individuare e superare i fattori di contrasto e di divisione, che non sono le religioni ma il capitale mondiale ed  agire ed intervenire per favorire la crescita di un movimento per la pace a livello internazionale.

Alessandro Fucito (Assessore della Città di Napoli al patrimonio e alla cooperazione decentrata):

a. il ruolo delle presunte “primavere arabe” e la dinamica sconvolgente della guerra e del terrorismo oggi,
b. la città di Napoli come crocevia del Mediterraneo, capitale dei diritti e centro di cooperazione solidale,
c. i luoghi della attivazione della città di Napoli: Palestina, Balcani, Rojava, Sahara Occidentale, Mauritania,
d. interscambio e reciprocità:  il dialogo tra città e territori; il rispetto delle esperienze democratiche; la pace,
e. i criteri operativi e strategici:  messa a rete e messa a sistema, impatto positivo, trasformazione sociale.

A proposito del Progetto PRO.ME.T.E.O. per Corpi Civili di Pace in Kosovo, segui questo link

Necessario Cooperare: Spunti per i Corpi Civili di Pace (I)

Una immagine storica della Città di Mitrovica, sul Ponte, Kosovo

A proposito dell'impegno per la cooperazione e la solidarietà internazionale nel Mediterraneo, dell'azione dei Corpi Civili di Pace per la prevenzione dei conflitti armati e la costruzione concreta di una prospettiva di pace e di coesistenza, la diplomazia per la pace e la cooperazione regionale, condotte, tra le esperienze più avanzate del sub-continente latino-americano, dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela, gli Operatori di Pace della Campania, in collaborazione con aggregazioni e reti di società civile, come l'Associazione “Lidia Menapace - Culture e Memorie” e il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, con il coinvolgimento dell'Assessorato al Patrimonio, la Casa e la Cooperazione Decentrata del Comune di Napoli ed il Consolato Generale a Napoli della Repubblica Bolivariana del Venezuela, hanno organizzato il Convegno sul tema “Necessario Cooperare. L'impegno della Città di Napoli per un Mediterraneo di Pace e di Cooperazione”, presso la Sala Giunta, lo scorso 5 Aprile.
 
L'evento si è tenuto presso Palazzo San Giacomo, la sede istituzionale del Comune di Napoli, ed è stato animato da numerose relazioni e diversi spunti di riflessione proposti nel corso del ricco e partecipato confronto pubblico che ne è seguito, a partire, appunto, dai contributi di Gianmarco Pisa, operatore di pace e segretario della Rete dei Corpi Civili di Pace; Maria Teresa Iervolino, anglista e slavista, presidentessa dell'associazione “Lidia Menapace - Culture e Memorie”; Maurizio del Bufalo, coordinatore del Festival del Cinema per i Diritti Umani e presidente dell'associazione “Cinema e Diritti”; Giovanni Sarubbi, giornalista, esperto di dialogo inter-religioso, direttore del periodico “Il Dialogo”; Rosanna Morabito, docente di lingua e letteratura serba e croata presso l'Università “Orientale” di Napoli; Amarilys Gutierrez Graffe, Console della Repubblica Bolivariana del Venezuela; e le conclusioni di Alessandro Fucito, assessore alla cooperazione internazionale del Comune di Napoli.
 
L'importanza di preservare e consolidare la memoria storica, il rispetto delle diversità e la conoscenza delle culture “altre”, sono stati identificati come strumenti decisivi per l'integrazione e la cooperazione, sia nel senso di mantenere consapevole continuità nell'impegno per la pace e contro la guerra, sia per costruire strumenti adeguati ed efficaci per contrastare la diffusione della violenza e l'immane spirale della guerra e del terrorismo che sconvolge il Mediterraneo. In tal senso, il ruolo del Venezuela Bolivariano non è banale, viceversa è stato da più parti riconosciuto come uno degli esempi più avanzati nella promozione di politiche per la pace e la risoluzione diplomatica dei conflitti e nello sviluppo di processi di integrazione e di cooperazione regionale, grazie ai risultati ottenuti attraverso l'ALBA, l'UNASUR, la CELAC, tra gli altri meccanismi di integrazione dei popoli e degli stati latino-americani nella dimensione regionale.
 
A questo proposito, anche in relazione all'avvio del nuovo progetto, per le memorie collettive e la pace positiva e per la promozione di Corpi Civili di Pace nei Balcani, dal titolo PRO.ME.T.E.O. («Productive Memories to Trigger and Enhance Opportunities»), è stato messo in luce sin dall'apertura il tema centrale del lavoro di pace e cooperazione nel Mediterraneo, il recupero del suo ruolo e del suo significato come spazio che unisce e collega; la salvaguardia del suo profilo e del suo messaggio come spazio di cooperazione e di fratellanza tra popoli e culture, diverse e miste. Gianmarco Pisa, nella relazione di apertura, ha fatto riferimento ai conflitti che sono letteralmente sfuggiti al “controllo” delle potenze occidentali e delle istituzioni europee, che affliggono milioni di vite umane, costrette a migrare per sfuggire alla guerra e alla povertà, o anche, legittimamente e dignitosamente, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di una prospettiva di futuro, esponendo i propri corpi e mettendo a rischio la propria vita. Perciò è importante mantenere in vita la memoria collettiva e sperimentare strumenti efficaci per contrastare la guerra e costruire la pace.
 
Amarilys Gutierrez Graffe ha mostrato come i principi di integrazione e cooperazione siano le basi della diplomazia di pace venezuelana e i progetti concretizzati nelle missioni sociali bolivariane hanno puntato a offrire risposte e soluzioni concrete ai problemi sociali. Sandro Fucito, sotto questo versante, ha riconosciuto il ruolo del Venezuela come paese promotore di pace, non con la violenza delle armi e la “pacificazione”, bensì con gli strumenti della cooperazione e della solidarietà internazionale. Non ha mancato, di conseguenza, di illustrate le linee-guida che sono alla base dell'impegno della Città di Napoli sul terreno della cooperazione internazionale decentrata (la reciprocità, la promozione dei diritti umani, il partenariato territoriale) e ha rappresentato le molteplici direzioni di un lavoro che, pur tra mille difficoltà e contraddizioni, vede oggi impegnata la Città di Napoli su molteplici versanti dai Balcani Occidentali al Vicino Oriente, dal sostegno alla decolonizzazione del Sahara Occidentale alla lotta contro la schiavitù in Mauritania, dall'impegno per il Kurdistan, la resistenza curda e la Rojava, sino alla piena auto-determinazione della Palestina.
 
Le relazioni non hanno mancato di centrare il tema e di focalizzare le questioni sin dalla relazione di scenario tenuta da Rosanna Morabito che ha inquadrato il contesto dei Balcani Occidentali e, in particolare, la vicenda storica e sociale dei rapporti tra Serbi ed Albanesi, con specifico riferimento al Kosovo, luogo saliente di implementazione del progetto PRO.ME.T.E.O., sia in relazione ai conflitti passati, sia alle recenti iniziative per il dialogo e i rapporti bilaterali. Maria Teresa Iervolino ha sottolineato l'importanza dell'inter-cultura come strumento per la prevenzione della violenza e della radicalizzazione e la gestione e il superamento dei conflitti. Giovanni Sarubbi ha declinato il tema della prossimità e della cooperazione, sia in termini di dialogo inter-religioso e di dialogo cristiano-islamico, sia in relazione alla necessità di contrastare l'islamofobia e di attivarsi in senso anti-militarista e nonviolento. Maurizio Del Bufalo ha richiamato l'importanza della cooperazione internazionale e dei suoi strumenti (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) e ricordato l'esperienza, pertinente e significativa, del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.
 
L'incontro, arricchito dalla lettura di una poesia tratta da “Solo Andata” di E. de Luca e l'intervento musicale del maestro Francesco Patalano sul tema “El pueblo unido, jamás será vencido” degli Inti Illimani, si è concluso con un ricco confronto tra i presenti, confermando la volontà condivisa di riflettere e sperimentare nuovi strumenti e interventi per la pace:

Siamo gli innumerevoli
raddoppia ogni casella di scacchiera
lastrichiamo di corpi il vostro mare
per camminarci sopra

Non potete contarci:
se contati aumentiamo,
figli dell'orizzonte
che ci rovescia a sacco

Nessuna polizia può farci prepotenza
più di quanto già siamo stati offesi
faremo i servi, i figli che non fate
le nostre vite i vostri libri di avventura

Portiamo Omero e Dante,
il cieco e il pellegrino
l'odore che perdeste
l'uguaglianza che avete sottomesso

Da qualunque distanza
arriveremo a milioni di passi
noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso
spaliamo neve, pettiniamo prati

Battiamo tappeti
raccogliamo il pomodoro e l'insulto
noi siamo i piedi
e conosciamo il suolo passo a passo

Noi siamo il rosso e il nero della terra
un oltremare di sandali sfondati
il polline e la polvere
nel vento di stasera

Uno di noi, a nome di tutti,
ha detto "non vi sbarazzerete di me
va bene, muoio, ma in tre giorni
risuscito e ritorno"

In braccio al Mediterraneo
migratori di Africa e di oriente
affondano nel cavo delle onde.
il pacco dei semi portati da casa
si sparge tra le alghe e i capelli
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.


Riferimenti:

La presentazione della conferenza;

I Corpi Civili di Pace in Kosovo;

MPPRE: "Por un Mediterráneo de Paz y Cooperación en Europa"

sabato 2 aprile 2016

Necessario Cooperare

www.cantolibre.it


Assistiamo sconvolti alle tragedie che, ormai quotidianamente, si consumano sulle sponde del nostro mare. Restiamo attoniti di fronte alla epopea delle migrazioni, una fiumana senza sosta di uomini e donne che attraversano il Mediterraneo e lambiscono i suoi confini, in fuga dalla guerra e dalla povertà. Raggeliamo di fronte all’orrore della guerra, che sempre più pervasiva abita le sponde Sud ed Est, dalla Siria alla Palestina, dalla Libia al Donbass, passando per i Balcani, e di fronte all’orrore del terrorismo, che miete vittime e paure nelle capitali d’Europa, da Parigi a Bruxelles. 

Ci chiediamo che fare: cosa ci sarebbe da fare, cosa potremmo fare noi, per prevenire la guerra e contrastare il terrorismo, per spezzare la terribile spirale dell’una e dell’altro, per riconquistare al Mediterraneo la sua vocazione più simbolica e più affascinante, quella di essere mare tra tante sponde, culla di culture e civiltà, campo di ospitalità e di convivenza, anziché di guerra e di terrore.  E ci interroghiamo sul fallimento delle risposte tradizionali, l’ingerenza umanitaria e l’esportazione della democrazia, e sulla promessa di nuovi strumenti, la diplomazia popolare e la cooperazione. 

In occasione dell’avvio del progetto PRO.ME.T.E.O. («Productive Memories to Trigger and Enhance Opportunities»), per la scoperta dei giacimenti socio-culturali per la pace e la convivenza e per i corpi civili di pace in Kosovo, abbiamo chiesto a personalità delle istituzioni e delle professioni, intellettuali ed accademici, mediatori e diplomatici, attivisti e curiosi, di “porre a cimento” le intelligenze di tutti e di ciascuno, di fare le domande giuste per esplorare le risposte possibili. Identificheremo i contesti e gli scenari, rifletteremo sulle alternative alla guerra ed alla violenza. 

La Conferenza sul tema «Necessario Cooperare. L’impegno della Città di Napoli per un Mediterraneo di Pace e di Cooperazione» vedrà gli interventi programmati di Gianmarco Pisa, operatore di pace e segretario della Rete dei Corpi Civili di Pace; Maria Teresa Iervolino, anglista e slavista, presidentessa dell’associazione culturale “Lidia Menapace – Culture e Memorie”; Maurizio del Bufalo, coordinatore del Festival del Cinema per i Diritti Umani e presidente dell’associazione “Cinema e Diritti”; Giovanni Sarubbi, giornalista, esperto di dialogo inter-religioso, direttore del periodico “Il Dialogo”; Rosanna Morabito, docente di lingua e letteratura serba e croata presso l’Università “Orientale” di Napoli; Amarilys Gutierrez Graffe, ricercatrice geopolitica e Console Generale a Napoli della Repubblica Bolivariana del Venezuela; vedrà i saluti istituzionali da parte di Elena Coccia, presidente dell’Osservatorio Centro Storico di Napoli – UNESCO – e le conclusioni di Alessandro Fucito, assessore al patrimonio e alla cooperazione internazionale del Comune di Napoli. 

La Conferenza si svolgerà martedì, 5 Aprile 2016, con inizio alle ore 17.00, presso la Sala Giunta del Comune di Napoli, sita al II piano, in Palazzo S. Giacomo, P.za Municipio, Napoli.

Link:   Operatori di Pace Campania

Pressenza Agenzia Stampa Internazionale per la Pace, la Nonviolenza e l’Umanesimo:

Progetto Corpi Civili di Pace in Kosovo

L'Umanità smarrita dell'Europa

Foto di Gémes Sándor/SzomSzed

Quando si dice di ripudiare la guerra e di accogliere le persone, e di fare le due cose insieme, non si intende solo tenere connesse, indissolubilmente, la necessaria opposizione alla guerra e la altrettanto necessaria salvezza delle vite umane, ma si vuole anche salvaguardare un vero e proprio tratto di civiltà, impedendo all’Europa, prima ancora che all’Unione Europea, di precipitare nuovamente negli abissi più profondi della sua storia, e all’Unione Europea stessa di implodere nei gorghi di una spirale fatta di governo neo-liberale e neo-liberista dei processi economici e dei fenomeni migratori.

L’approccio che l’Unione Europea – in primo luogo l’assenza di visione politica da parte della Commissione Europea e l’assenza di visione strategica da parte delle singole leadership nazionali – ha seguito e continua a seguire, nel governo della questione migratoria, resta del tutto deludente, prospetticamente debole, strategicamente inefficace: si continua cioè, come sembra più che lampante da tutti i passaggi più recenti, a non avere una visione “mediterranea” dell’Europa, a non costruire una “linea” di relazione con le sponde Sud ed Est, a trattare le migrazioni come emergenza ormai più che strutturale, anziché come grande questione e fenomeno storico del tempo presente.

È a questo non-approccio e a questa non-visione che si aggrappano anche i termini dell’accordo UE-Turchia sulla gestione dei flussi migratori in provenienza da quel Paese. La portata dell’accordo viene ridotta ad una misura “temporanea e straordinaria”; il principio di riferimento nella gestione dei flussi è quello del “respingimento”, al punto da manipolare i termini ed i criteri del diritto umanitario internazionale pur di farvi in qualche modo rientrare il programma di rientri pattuito; ed il criterio ispiratore è quello della “segregazione” delle persone: da una parte i migranti cosiddetti economici saranno respinti in massa (adottando il criterio “uno per uno”: per ogni siriano rientrato in Turchia, un altro siriano sarà portato dalla Turchia nella Unione Europea); dall’altra i destinatari di protezione internazionale, che potranno fare domanda di asilo politico in Grecia, saranno accuratamente “selezionati” (se la domanda non sarà presentata, per qualsiasi motivo, o la domanda sarà ritenuta irricevibile, per un qualsiasi motivo, anche i profughi saranno, pertanto, respinti).

Vi sarà un piano di reinsediamento, su base volontaria; vi sarà assistenza da parte della UE nei confronti della Turchia per rendere operativa ed effettiva, oltre che efficace, questa procedura; si garantiscono 3 miliardi alla Turchia e se ne promettono altri, fino ad un massimo di altri 3 miliardi, entro la fine del 2018, per svolgere il compito; si decide persino di aprire un nuovo capitolo del negoziato di adesione della Turchia all’Unione Europea (per la precisione il capitolo 33, quello inerente le cosiddette “Disposizioni Finanziarie e di Bilancio”, per valutare la compatibilità del quadro di finanza pubblica e di bilancio generale del candidato col cosiddetto acquis comunitario).

Come se d’un tratto fosse scomparsa dalla visuale dei leader di questa UE la realtà dei fatti quale essa è: la Turchia, da campo degli orrori che si consumano nei suoi campi profughi e lungo i suoi confini Sud e Sud Est, diventa un “Paese terzo sicuro” per consentire i rimpatri; da Paese autoritario – perfino liberticida in talune sue espressioni – rinnovato candidato alla adesione alla UE. Abbiamo purtroppo smesso di meravigliarci per l’incapacità di questa Europa di corrispondere all’umanità che sarebbe necessaria e ai diritti umani e alla pace positiva di cui ci sarebbe bisogno oggi più che mai. Non di meno è la concatenazione “logica” a lasciare di stucco: il punto di partenza sembra essere sempre più quello di un approccio di comando alla crisi e di liberarsi di uomini e donne indesiderati.

Se il punto di partenza, come sarebbe necessario, fosse quello di salvare vite, tutelare i più deboli, i più fragili, i più esposti, e privilegiare, sempre e comunque, i diritti umani degli uomini e delle donne, il percorso politico sarebbe tutt’altro: diplomazia e cooperazione; tutela scrupolosa del diritto di asilo e della protezione umanitaria; canali umanitari sicuri per liberare le persone dal traffico delle migrazioni e tutelare condizioni di esistenza basate sulla dignità e sui diritti di tutti e di tutte.

Un contributo in tale direzione viene, non a caso, dalle donne: qui. Appunto, per “restare umani”.