domenica 9 dicembre 2018

Beni comuni, patrimoni culturali, convivenza

Recentissima pubblicazione per la Multimage di Firenze, casa editrice dei diritti umani, il volume dal titolo «Paesaggi Kosovari. Il patrimonio culturale come risorsa di progresso e opportunità per la pace», è stato presentato il 1° dicembre 2018 presso il Giardino Liberato di Materdei, a Napoli, in una dimensione in cui testo e contesto proveranno a dialogare e interagire costantemente.

Il volume è il risultato di una ricerca-azione sul tema dei patrimoni culturali in contesti di conflitto, contesti che hanno subito la furia della guerra, in particolare della guerra etno-politica, e che attraversano un estenuante post-conflitto, presi nella morsa tra gli interessi delle grandi potenze, che condizionano l’autonomia e lo sviluppo di queste comunità, e la violenza che continua a diffondersi nel tessuto delle relazioni, inoculando il proprio veleno, esasperando le divisioni e le segregazioni sociali, etniche, comunitarie.

Siamo nel cuore dell’Europa, appena al di là della “sponda adriatica” del Mare di Mezzo, dove tanti eventi, importanti e decisivi, per la storia sociale e culturale della vicenda europea si sono dipanati. Siamo nel territorio della ex Jugoslavia, che dopo la vittoria contro il nazifascismo e la liberazione della regione, ad opera delle formazioni partigiane e socialiste di Tito, aveva saputo inaugurare una originalissima via nazionale al socialismo, fatta di autogestione della produzione, federalismo e non-allineamento. Siamo in Serbia, e, in particolare, in Kosovo, dove il paradigma della guerra etno-politica e delle cosiddette “nuove guerre” è stato inaugurato proprio nel 1999.

Ma siamo anche nel contesto di una vibrante attualità. La Serbia, come altri Paesi dei Balcani Occidentali, ciascuno con le proprie forme e nei propri tempi, è alle prese con il proprio, dibattuto e controverso, processo di adesione alla Unione Europea. La Serbia e il Kosovo sono impegnati in un dialogo politico per giungere ad una soluzione della cosiddetta «controversia kosovara», che non si può che auspicare basata su una formula win-win, che sappia guardare ai bisogni della popolazione, piuttosto che agli interessi degli Stati. In Kosovo, e intorno al Kosovo, gravitano non pochi patrimoni mondiali dell’umanità dell’UNESCO, luoghi e beni culturali di grandissima rilevanza storica e culturale, di bellezza, di memoria del passato e di speranza nei confronti del futuro.

Il Monastero di Dečani; il Patriarcato di Peć; la Chiesa della Bogorodica Ljeviška, la Madre di Dio di Ljeviš, a Prizren; il Monastero di Gračanica, poco distante dal capoluogo, Prishtina; l’antica Stari Ras e lo splendido Monastero di Sopočani, in Serbia, e ancora, poco oltre, lo splendido Monastero di Studenica, sono solo alcuni, quelli all’interno delle liste dell’UNESCO nella zona, tra i patrimoni culturali che continuano ad esercitare un fascino indiscutibile e che spesso portano con sé un messaggio che non si limita a ricordare i fasti del passato e le memorie del tempo che fu, ma può continuare a ispirare un messaggio, un contenuto, positivo, per l’oggi e per il domani.

È importante che questo interrogativo, che la ricerca stessa avanza e rilancia, possa essere affrontato in un luogo così significativo come il “Giardino Liberato” di Materdei a Napoli. Lo stesso Giardino Liberato è, infatti, un patrimonio culturale dove si esercita iniziativa sociale e in cui si tesse la memoria del passato con la prospettiva del futuro. È questo giardino il cuore dello spazio un tempo occupato dal complesso delle Teresiane, restituito alla collettività sin dal 2012 grazie a una iniziativa dal basso di cittadini e cittadine per farne un bene comune, riconosciuto, dalla Città di Napoli, «tra i beni comuni emergenti e percepiti dalla cittadinanza quali ambienti di sviluppo civico e, come tali, strategici».

La scheda del libro e le ulteriori informazioni sono disponibili al link:
http://www.multimage.org/libri/paesaggi-kosovari-1998-2018