martedì 12 agosto 2025

Cipro, una storica controversia e l'orizzonte della ricomposizione

Monumento alla Libertà, Nicosia, Cipro, foto di Gianmarco Pisa. 

La storica e non ancora risolta controversia cipriota torna, se mai vi fosse uscita, nell'agenda internazionale. Si è tenuta infatti giovedì 17 luglio 2025 la sessione plenaria della conferenza su Cipro, convocata dal Segretario Generale, António Guterres, presso la sede delle Nazioni Unite, alla presenza del Presidente della Repubblica di Cipro Nikos Christodoulides, del leader turco-cipriota Ersin Tatar, dei Ministri degli Esteri di Grecia e Turchia, Giorgos Gerapetritis e Hakan Fidan, e del Ministro per l'Europa del Regno Unito, Stephen Doughty. Scopo della conferenza - rilanciare i colloqui di pace, mettendo così alla prova la speranza di una possibile riconciliazione e riunificazione dell'isola, vera e propria - non è solo uno slogan - “perla del Mediterraneo”. Il tutto sotto l’egida delle Nazioni Unite, nel cui contesto si svolgono i colloqui diplomatici e che mantiene una propria storica missione di interposizione (peacekeeping di prima generazione) a Cipro, la Unficyp (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), sin dal 1964, quando fu dislocata sull’isola, all’indomani degli scontri intercomunitari tra greco-ciprioti e turco-ciprioti degli anni precedenti, allo scopo di impedire il ripetersi delle violenze intercomunitarie, interporsi tra le parti in conflitto e contribuire al mantenimento della sicurezza. 

Sebbene le Nazioni Unite abbiano definito i colloqui “costruttivi”, non molti sono stati gli sviluppi effettivamente rilevanti e difficile resta il clima di dialogo tra le parti. Il Presidente cipriota Christodoulides ha ribadito la disponibilità a riprendere i negoziati, sospesi sin dal 2017, sottolineando la necessità di rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e il quadro giuridico delle Nazioni Unite come fondamento per la risoluzione della questione cipriota, che è infatti, al tempo stesso, prodotto di conflitto etnopolitico e questione complessa di diritto internazionale. D’altra parte, secondo la posizione espressa dal portavoce del Ministero degli Esteri turco, Öncü Keçeli, è necessario rilanciare il quadro negoziale a partire dalla c.d. “soluzione a due stati”, quanto mai problematica, tuttavia, dal momento che l’articolazione istituzionale turco-cipriota, la cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord, istituita nel 1983, non ha, a parte quello della Turchia, alcun riconoscimento internazionale, e mantiene sul proprio territorio un contingente militare turco di ben quaranta mila soldati.  

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato che sono stati compiuti progressi su quattro delle sei iniziative concordate nella precedente riunione allargata sulla questione di Cipro, tenutasi a Ginevra a marzo. I quattro ambiti in cui si è registrato un progresso sono stati la creazione di un nuovo comitato tecnico bi-comunitario per i giovani, una serie di iniziative da intraprendere in materia ambientale, il restauro dei cimiteri e la definizione degli accordi sullo sminamento, che saranno finalizzati “una volta ultimati i dettagli tecnici definitivi”. Tuttavia, le due principali iniziative concordate a marzo, l'apertura di quattro nuovi punti di attraversamento tra le due parti dell'isola (la parte sud, a maggioranza greco-cipriota, su cui esercita effettivo controllo la Repubblica di Cipro, e la parte nord, amministrata de facto dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e a maggioranza turco-cipriota), nonché la creazione di un impianto di energia solare presso la zona cuscinetto sotto controllo della missione delle Nazioni Unite, non hanno registrato progressi rilevanti.  

Come hanno confermato alla stampa fonti diplomatiche turco-cipriote, “non ci sono ancora progressi sulla questione dei valichi di frontiera perché il leader greco-cipriota [il presidente Nikos Christodoulides] insiste su un corridoio di transito, invece di un vero e proprio valico di frontiera”. Si tratta dei punti di attraversamento che si estenderebbero da una parte all’altra dell’isola, in particolare quello attraverso Kokkina, piccolo centro a maggioranza turco-cipriota solo in parte ricadente nel territorio della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord (luogo sensibile, peraltro, perché luogo della battaglia di Tillyria, un violento scontro armato tra forze greco-cipriote, turco-cipriote e turche dell'agosto 1964), e quello tra Aglantzia e Athienou (uno dei quattro villaggi all’interno della zona cuscinetto delle Nazioni Unite, gli altri tre essendo Pyla, Troulloi e Deneia). Come si intuisce, anche questa questione ha a che fare con l'integrità del diritto internazionale: i punti di transito che attraversano la zona cuscinetto (la buffer zone delle Nazioni Unite) e permettono il passaggio tra le due parti non sono infatti un “confine” ma una linea di separazione e al contempo, nei punti concordati, una linea di transito.  

A parte la questione dei punti di attraversamento, il Segretario Generale ha poi affermato che le parti hanno raggiunto una “intesa comune” in ordine alla creazione di un “organismo consultivo per il coinvolgimento della società civile”, sulla questione dei beni culturali, su un'iniziativa per il monitoraggio della qualità dell'aria e sulla lotta all'inquinamento. “È fondamentale attuare queste iniziative, tutte, il prima possibile a beneficio di tutti i ciprioti”. Ha poi confermato l’intenzione di incontrare nuovamente entrambi i leader durante la settimana di alto livello dell'Assemblea Generale in programma a settembre. “C'è una lunga strada da percorrere”, ha affermato, “ma questi passi mostrano l'impegno a proseguire il dialogo e a lavorare su iniziative a beneficio di tutti i ciprioti”. Una soluzione da ricercare, appunto, all’insegna del “win-win”, del comune beneficio.   

È questa anche la posizione “storica” delle forze di progresso e dei comunisti ciprioti. Come ricordato infatti dai compagni e dalle compagne dell’AKEL (Anorthotikó Kómma Ergazómenou Laoú, Partito Progressista dei Lavoratori, la storica formazione marxista-leninista cipriota, seconda forza politica del Paese, con oltre il 22% dei consensi e 15 seggi nel Parlamento nazionale) in una recente presa di posizione, “nella fase in cui ci troviamo, con la prolungata situazione di stallo che circonda la questione cipriota e che ostacola gli sforzi per raggiungere una soluzione, il nostro compito è quello di sbloccare la situazione, proseguire i negoziati dal punto in cui si sono interrotti nel 2017, negoziare le questioni ancora in sospeso sulla base del Quadro Negoziale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e, naturalmente, preservare l'acquis negoziale, che può fornire una solida base, in modo che, una volta ripresi i negoziati, si possa completare lo sforzo e raggiungere la soluzione necessaria, porre fine all'occupazione e riunire il Paese e il suo popolo. L’AKEL e l'intero movimento popolare proseguono i loro sforzi in tal senso e continuano ad insistere sul fatto che esiste la possibilità di una soluzione”.  

Quanto agli interrogativi in merito all'incontro informale a New York, il Segretario Generale dell'AKEL ha affermato che il risultato era pienamente atteso. Ha spiegato che, dal momento che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ritiene che non vi sia alcun terreno comune necessario, dato che la Turchia e la leadership turco-cipriota hanno ormai ufficialmente spostato la loro posizione verso una “soluzione a due stati”, quanto pianificato consisteva nel mantenere lo slancio sulla questione cipriota e compiere alcuni piccoli passi avanti. Potrà essere conseguita una soluzione di diritto e giustizia, continua la posizione dell’AKEL, “solo con la fine dell'occupazione turca e la riunificazione di Cipro e del popolo. Potrà arrivare solo attraverso il raggiungimento di una soluzione al problema di Cipro, che potrà essere solo quella prevista dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, che prevedono una federazione bi-zonale e bi-comunitaria con uguaglianza politica, con unica sovranità e unica cittadinanza”.  

La controversia cipriota resta una questione cruciale in un’area strategica: Cipro (e il suo conflitto ancora irrisolto) è all’interno dell’Unione Europea e occupa una regione strategica (dal punto di vista militare e dal punto di vista economico) nel Mediterraneo orientale. Quest’area, a cavallo tra Grecia, Turchia, Israele, Egitto, e, appunto, Cipro, ospita infatti, secondo alcuni studi del 2010 della USGS, l’Istituto Geologico Nazionale degli Stati Uniti, circa 10 trilioni di metri cubi di gas. Un’area di tensioni, sulla quale insistono pesantemente le mire e le ambizioni dell’imperialismo occidentale e dei suoi alleati regionali, che da tempo le forze di pace cercano di trasformare in una zona di speranza: non mancano situazioni e contesti di coesistenza, e da sempre i comunisti e le comuniste ciprioti sono impegnati in direzione di una soluzione di convivenza, di riunificazione dell’isola e del suo popolo, libera da minacce e condizionamenti stranieri, di sovranità, di pace, e di giustizia. 


Riferimenti:

Vibhu Mishra, UN chief reports progress in Cyprus talks, 17.07.2025:
https://news.un.org/en/story/2025/07/1165427 

Elias Hazou, UN bid to break Cyprus deadlock, 17.07.2025:
https://cyprus-mail.com/2025/07/17/un-hosts-informal-cyprus-talks 

Statements by the General Secretary of the C.C. of AKEL Stefanos Stefanou after the laying of wreaths at the Makedonitissa Cemetery on the occasion of the tragic anniversary of the Turkish invasion, 20.07.2025: https://akel.org.cy/statements-by-the-general-secretary-of-the-c-c-of-akel-stefanos-stefanou-after-the-laying-of-wreaths-at-the-makedonitissa-cemetery-on-the-occasion-of-the-tragic-anniversary-of-the-turkish-invasion/?lang=en  

Erdogan’s presence at the celebrations for the anniversary of the invasion is a blatant provocation to the Cypriot people, 21.07.2025: https://akel.org.cy/erdogans-presence-at-the-celebrations-for-the-anniversary-of-the-invasion-is-a-blatant-provocation-to-the-cypriot-people/?lang=en  

Cyprus: a country still divided. Cyprus problem in brief, AKEL, 2021:
https://akel.org.cy/wp-content/uploads/2021/09/A-Country-Still-Divided-English.pdf.  

Progetto "Dialoghi di Pace a Cipro": https://www.pacedifesa.org/home-2/progetti-sul-campo/dialoghi-di-pace-a-cipro 


lunedì 26 maggio 2025

La vittoria della pace e della democrazia, 25 Maggio in Venezuela

Centro di votazione (seggio), 25 Maggio 2025, Caracas. Foto di G. Pisa

Si sono dunque celebrate le elezioni politiche generali in Venezuela, lo scorso 25 maggio, per il rinnovo del Parlamento, l’Assemblea Nazionale, e per l’elezione dei 24 governatori statali, completando così il rinnovo della legislatura, dopo l’elezione alla presidenza della repubblica di Nicolas Maduro lo scorso 28 luglio. Il risultato è quello di una straordinaria e importante, sul piano politico ed elettorale, conferma delle forze bolivariane, raccolte nell’alleanza del Gran Polo Patriottico Simon Bolivar, centrato intorno al Psuv, il Partito socialista unito del Venezuela, e artefice della continuità e dell’innovazione del processo rivoluzionario bolivariano, socialista e umanista, inaugurato dalla rivoluzione bolivariana e dalla prima presidenza Chavez.

Il Gran Polo Patriottico Simon Bolivar dunque ha ottenuto una nitida vittoria, con l'82,68% dei voti validi per i deputati della lista nazionale, secondo i risultati ufficiali annunciati dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). Il blocco bolivariano ha ottenuto cioè 4.553.484 voti su un totale di 5.507.324 voti espressi, con un'affluenza alle urne pari al 42,63%, con oltre 5,5 milioni di venezuelani che hanno esercitato il loro diritto di voto in una giornata non facile, anche perché segnata da pessime condizioni metereologiche, da pioggia battente per gran parte della giornata elettorale a Caracas e in numerosi centri, e in condizioni di maggiori difficoltà logistiche nelle aree più remote del Paese, una giornata che, per tutti questi motivi, è stata definita dal CNE "ardua" ma positiva per il sistema elettorale venezuelano che ha confermato tutte le sue caratteristiche, già note agli osservatori e agli analisti internazionali, di trasparenza, affidabilità, sicurezza del voto.

Il bolivarismo conferma quindi l’ampia adesione popolare alla sua visione, alla sua strategia e al suo programma, un dato questo importante anche sotto il versante politico della prospettiva, dal momento che quella che si va ad insediare sarà una legislatura costituente, nella quale si tratterà di procedere sulla strada della innovazione, dando ulteriore impulso al Piano delle Sette Trasformazioni, avviando una modifica della Costituzione, e costruendo una riforma del sistema elettorale che dovrà essere basato sui circuiti comunali, e quindi sull’articolazione di base delle Comuni socialiste, uno dei pilastri dell’articolazione del sistema bolivariano. Per quello che riguarda dunque, i risultati, il Gran Polo Patriottico Simon Bolivar ha ottenuto 4.553.484 voti (82,68%); l’Alianza Democrática (AD), la principale coalizione di opposizione, 344.422 voti (6,25%), l’Alianza UNTC Única 285.501 voti (5,18%) e l’Alianza Fuerza Vecinal 141.566 voti (2,57%). I voti rimanenti, comprese le schede nulle, ammontano a 182.351 voti, pari al 3,31% del totale. Queste cifre consolidano dunque l’affermazione del “chavismo” nel Parlamento venezuelano per la prossima legislatura.

Elvis Amoroso, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale, ha espresso il "profondo orgoglio" del potere elettorale (uno dei cinque poteri nei quali si articola il sistema bolivariano, che oltre ai tradizionali poteri, legislativo, esecutivo, giudiziario, prevede infatti anche il potere civico e, appunto, il potere elettorale) nell'organizzazione delle elezioni, sottolineando la trasparenza del processo pur tra le tensioni politiche che il Paese sta attraversando; ha inoltre sottolineato il protagonismo del popolo venezuelano, un tema di grande importanza, essendo proprio la “democrazia partecipativa e protagonistica” la base del potere popolare in azione che è, a sua volta, la forza motrice del processo rivoluzionario bolivariano e socialista. "Un giorno in cui il popolo ha, per la prima volta, un governatore entrato in carica grazie alla volontà popolare", ha poi affermato, sottolineando il profondo orgoglio di fronte agli sviluppi della giornata elettorale.

"Ringraziamo gli osservatori internazionali, presenti nel Paese con il miglior sistema elettorale al mondo", ha ribadito. "Il Venezuela è un esempio per il mondo e possiamo dimostrare ancora una volta la forza del CNE". I risultati preliminari segnano una nuova vittoria per il progetto politico avviato da Hugo Chávez e proseguito da Nicolás Maduro, in un contesto peraltro di impegnative sfide economiche e politiche internazionali e di sempre crescenti minacce che l’imperialismo occidentale, in primo luogo da Washington, stende contro l’esperimento di partecipazione popolare e di trasformazione sociale che il Venezuela bolivariano rappresenta. Quanto poi alle elezioni statali, il Gran Polo Patriottico Simón Bolívar ottiene 23 su 24 governatori con uno dei leader dell'opposizione, Alberto Galíndez, che governerà lo stato di Cojedes, nell’Ovest. Il “chavismo” riprende poi il governo dello stato di Zulia, con Luis Caldera che ottiene oltre il 64% dei voti. Si tratta di un dato di grande importanza: lo Stato di Zulia infatti, nell’ovest del Paese, confina per un ampio tratto con la Colombia e ospita immensi giacimenti di petrolio, gas naturale e carbone.

Per la prima volta è stato votato un governatore nella regione della Guayana Esequiba, dove il candidato Neil Villamizar ha vinto con il 97,40% dei voti. Con 12 seggi elettorali allestiti in località come El Dorado, Las Claritas e San Martín de Turumbán, sono stati chiamati alle urne circa 21.500 persone residenti in quel territorio, compresa la popolazione indigena, secondo la legge e la procedura elettorale della Repubblica Bolivariana del Venezuela. La concretizzazione di questo sviluppo politico-elettorale è il risultato della consultazione popolare del 3 dicembre 2023, in cui il 96% della popolazione venezuelana ha approvato la creazione dello stato della Guayana Esequiba, ratificata in via definitiva con la successiva legge organica dell'aprile 2024.  

Il carattere delle elezioni politiche del 25 Maggio in Venezuela

Nella giornata del voto per le elezioni politiche generali, il 25 maggio, il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, dalla Scuola Ecologica Nazionale Bolivariana "Simón Rodríguez", Caracas, ha sottolineato che il Venezuela è il Paese con le elezioni più libere, sovrane e democratiche della storia. "Oggi, nonostante la pioggia, la gente sta andando a votare molto presto. C'è una bellissima immagine del popolo Warao. Sono stati sotto la pioggia battente per tre ore e sono andati a votare eroicamente". "Il Venezuela è entrato nel XXI secolo con il miglior sistema elettorale, prima di altri Paesi (…) Queste elezioni sono le 32esime e ce ne saranno molte altre". 

Video della dichiarazione all'uscita dal seggio del Presidente Maduro (link su richiesta)

La campagna elettorale si è svolta con grande serenità e con un alto livello di senso civico, impegnando, nella campagna elettorale, ben 54 organizzazioni politiche partecipanti al voto per l’elezione di deputati, governatori e rappresentanti dei consigli legislativi. Nell’ambito dei 400 osservatori provenienti da 64 Paesi del mondo, Maduro ha evidenziato, all’uscita dal seggio, la presenza di una delegazione di 70 osservatori internazionali provenienti da oltre 50 Paesi, che hanno potuto constatare la normalità, la regolarità, la affidabilità e la trasparenza dell'intero processo elettorale visitando tutti i seggi elettorali, che hanno funzionato in modo rapido ed efficace.

Maduro ha quindi riferito di avere discusso con la Commissione per la Riforma Costituzionale e concordato di preparare un processo di consultazione e dibattito più inclusivo, più aperto e più comunicativo, con più tempo a disposizione, per presentare il disegno di legge sulla riforma costituzionale alla nuova Assemblea Nazionale a gennaio. Ha inoltre osservato che è necessario "riformare tutte le leggi elettorali e creare il sistema elettorale comunale come nuovo sistema di consultazione ed elezione in Venezuela. Costruire un sistema di consultazione permanente basato sui circuiti comunali (le comuni), riprogettare tutto, dove e come si vota, per aggiornarlo". "Dobbiamo essere come architetti e creare un sistema elettorale basato nel territorio in cui vivono le persone, gli uomini e le donne" della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

domenica 25 maggio 2025

Il 25 maggio, la 33esima elezione nel Venezuela Bolivariano

Le elezioni del prossimo 25 maggio nella Repubblica Bolivariana del Venezuela rappresentano una tornata politica ed elettorale di grande importanza. Non solo si terranno le elezioni parlamentari per il rinnovo dei 285 deputati all’Assemblea Nazionale, ma anche le elezioni statali, per il rinnovo di 24 governatori. È pressoché superfluo, se non fosse necessario per contrastare e smentire le bugie e le falsificazioni del mainstream occidentale e della propaganda imperialista, ribadire che si tratta dell’ennesima tornata elettorale in Venezuela dall’insediamento del comandante Hugo Chávez.

Un’ennesima conferma della vitalità del processo democratico che caratterizza il modello di democrazia partecipativa e protagonistica del Venezuela e che rappresenta una delle cifre del socialismo bolivariano, un socialismo popolare e umanistico, con una profonda carica antimperialista e rivoluzionaria, ispirato dal pensiero e dalla visione del comandante Chávez e proseguito e aggiornato oggi dal presidente Maduro. In questo scenario, la campagna elettorale è stata segnata dalla straordinaria mobilitazione popolare che si raccoglie intorno al Psuv, il Partito socialista unito del Venezuela, fondato su ispirazione di Chávez (2008) che esprime il nucleo dirigente della Repubblica Bolivariana del Venezuela e che rappresenta oggi il più grande tra i partiti socialisti dell’intera America Latina. Occorreva e occorre, infatti, un partito di questa natura, come soggetto catalizzatore e unificatore delle forze nazionali di progresso, esempio di organizzazione, unità, lotta, battaglia e vittoria, e come soggetto popolare e di massa. 

Le forze del Psuv e del Gran Polo Patriottico Simón Bolívar hanno celebrato la chiusura di campagna elettorale giovedì 22 maggio, alla presenza del presidente Maduro, a Caracas, tra ali di folla e una vasta mobilitazione di popolo che ha confermato il pieno appoggio al processo rivoluzionario. La più ampia partecipazione al voto, in questo contesto, è anche cartina di tornasole della vivacità e della vitalità del processo di trasformazione rivoluzionaria in cammino. Come ha detto Maduro, infatti, il voto del 25 maggio è, insieme, un atto di pace e una manifestazione di serenità e di stabilità per tutto il Venezuela, contro la minaccia di ricorso alla violenza che nuovamente sembra tentare la destra eversiva, già uscita sonoramente sconfitta alle elezioni presidenziali del 28 luglio. “Facciamo sapere al mondo che abbiamo ottenuto una grande vittoria”, ha esclamato Maduro rivolgendosi ai partecipanti, sottolineando ancora il protagonismo, l'unità e la forza del popolo bolivariano.

La democrazia partecipativa e protagonistica è il vero e proprio motore del potere popolare in azione e questo è il fondamento del processo rivoluzionario bolivariano e socialista. Di conseguenza, Maduro ha anche annunciato che i dieci distretti elettorali con più voti in ogni Stato saranno incorporati nel programma “Insieme tutto è possibile”, finalizzato a rafforzare lo sviluppo locale e il processo partecipativo. Non a caso, Maduro ha anche ricordato la lotta comune del popolo venezuelano e l'eredità del comandante Chávez: “C'è molto amore, perché abbiamo condiviso la lotta di tutti questi anni. Oggi siamo un popolo, un blocco storico, una forza che viene da Bolívar. Anche qui c'è Chávez, che cammina con noi”. Mobilitazione e partecipazione sono chiavi di volta: “Dove c'è popolo, c'è speranza. Dopo 32 elezioni, ci stiamo dirigendo verso la nostra 33esima vittoria, perché il popolo ha un piano, una direzione e dei progetti”. L’impegno delle autorità e del popolo è che le elezioni si svolgano in un clima di partecipazione e di serenità “per dare una lezione all'imperialismo e ai violenti”. 

È stato il segretario generale del Psuv, Diosdado Cabello, a dichiarare che alcuni settori dell'opposizione non si stanno preparando per le elezioni, bensì per organizzare disordini e violenze. Durante il suo discorso di chiusura della campagna elettorale nello stato di Delta Amacuro, Cabello ha affermato che la destra venezuelana intende nuovamente prepararsi alla violenza: “Siamo tenuti a prepararci per le elezioni e a contrattaccare ogni volta che vogliono la violenza, un contrattacco che li ha sempre lasciati in una posizione peggiore. Li abbiamo sconfitti ogni volta che hanno cercato di fomentare la violenza”. 

Ha quindi rinnovato l’invito a continuare a lottare per la pace e la tranquillità nel Paese. “Il 25 maggio otterremo due grandi vittorie: la prima è la vittoria dei deputati; la seconda è la pace e la tranquillità di questo Paese”, ha affermato. “Il Partito socialista unito del Venezuela e il Gran Polo Patriottico Simón Bolívar hanno cinque testimoni (rappresentanti di lista) per ogni tavolo, l’opposizione no, perché non hanno militanti, ma continuano con il loro piano di gridare “frode”. Noi lottiamo per la giustizia e per la pace di tutti i venezuelani”. Durante la chiusura, lo stesso Maduro ha sottolineato che, nonostante le violazioni del governo degli Stati Uniti contro i migranti venezuelani, il Venezuela continua a costruire “un progetto umanistico e giusto”. “In questo mondo pieno di ingiustizia ci impegniamo a costruire un progetto umanista in cui esista la giustizia”. 

Ha anche ricordato che il governo sta facendo tutto il possibile per salvare i migranti venezuelani rapiti in El Salvador, così come ha salvato la piccola Maikelys Espinoza. Quanti bambini vengono sottratti negli Stati Uniti? Sono questi democrazia e rispetto dei diritti umani? Il Venezuela è in prima linea nella difesa dei diritti umani e in Venezuela si sta creando un nuovo modello di democrazia popolare diretta per rafforzare ancora la rivoluzione. Domenica, 25 maggio, il popolo venezuelano si cimenterà in una nuova prova di democrazia.

Immagine:
La macchina del sistema elettorale digitale a riscontro incrociato in uso nelle elezioni in Venezuela. Foto di G. Pisa.