pressenza.com/it/2018/09/palermo-convegno-mediterraneo-nonviolenza-pace |
Nell’ambito della due giorni di assemblea, la nostra associazione, IPRI - CCP (Istituto Italiano di Ricerca per la Pace - Corpi Civili di Pace) ha avuto modo di partecipare ai lavori della Conferenza Internazionale in occasione dei 70 anni della NATO, dal titolo: «I 70 anni della NATO: quale bilancio storico? Uscire dal sistema di guerra, ora», che si teneva, negli stessi giorni, nella città di Firenze.
Come è stato riportato sul sito della associazione, a proposito della NATO, quest’ultima rappresenta «la longa manus di chi ha interessi nella produzione di armi di ogni tipo, cioè il complesso militare-industriale e politico, oggi anche finanziario, termine, talvolta, usato in senso più ampio per includere l’intera rete di contratti e flussi di denaro e risorse tra individui, società, istituzioni, appaltatori della difesa, il Pentagono, il Congresso e, in definitiva, il ramo esecutivo del Governo degli Stati Uniti».
D’altra parte, il Convegno, nello svolgimento dei lavori e nell’articolazione delle sue sessioni tematiche, ha affrontato alcune questioni di grande portata strategica, che riguardano il posizionamento odierno della NATO nei diversi scacchieri mondiali, il suo ruolo e i suoi obiettivi, ma anche la minaccia di guerra che essa ha rappresentato e continua a rappresentare, e la conseguente esigenza di lottare per uscire dal sistema di guerra, per contrastare la logica militare, per lottare per la pace e la giustizia.
Tra gli argomenti del Convegno, si è dibattuto, infatti, di Jugoslavia (20 anni fa la guerra fondante della nuova NATO in Europa e nel Mondo); i due fronti della NATO a Est e a Sud (recentemente le mobilitazioni contro la guerra e contro la NATO, tra cui quelle nella città di Napoli, hanno inteso contrastare la logica delle cosiddette «Esercitazioni Trident», dove Trident rappresenta, appunto, il «tridente strategico» della NATO, orientata verso il Mediterraneo, a Sud, verso l’Africa e il Vicino Oriente, e a Est, verso lo spazio ex sovietico e, in ultima analisi, verso la Russia e la Cina); e, come chiaramente si vede anche da questi brevi cenni, l’Europa, sempre più in prima linea in questo nuovo confronto nucleare.
Una delle tavole rotonde del Convegno ha posto l’accento su una delle domande cruciali per chi, in questa fase storica e politica, si batte per la pace e contro la guerra: Cultura di pace o Cultura di guerra? E’ oggi più che mai evidente che, insieme con la Siria e il Vicino Oriente, con lo spazio mediterraneo e il continente africano, l’Oriente e la Cina, il Venezuela Bolivariano sia sulla «linea del fuoco» delle minacce e delle aggressioni da parte degli Stati Uniti e dei loro più stretti alleati della NATO.
L’obiettivo degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO è chiaro. Con una sequela di minacce, minacce di aggressione, tentativi di diversione, vere e proprie ingerenze, perfino sabotaggi e il paventato ricorso alla violenza di piazza, come all’epoca delle famigerate e terroristiche “guarimbas”, fino al riconoscimento di un sedicente «auto-proclamato presidente», intendono, per un verso, mettere una ipoteca sulle riserve strategiche venezuelane (il Venezuela detiene da solo circa il 25% delle riserve petrolifere mondiali), per altro verso, porre fine in tutti i modi a ciò che, politicamente e socialmente, il Venezuela oggi rappresenta: una alternativa reale al dominio del neo-liberismo e dell’imperialismo, un esperimento originale, concreto, di emancipazione, all’insegna del socialismo e del bolivarismo, una alternativa concreta per i popoli e le comunità di «Nuestra America», una via originale al Socialismo per il XXI secolo.
Come hanno attestato, per l’ennesima volta, le Nazioni Unite e, in particolare, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il Venezuela, Idriss Jazairy, riferendo al Consiglio dei Diritti Umani, le nuove sanzioni unilaterali statunitensi contro il Venezuela sono usate per indebolire e porre fine in maniera violenta al governo legittimo del presidente Nicolas Maduro. Tale “coercizione”, da parte di poteri esterni, «è in violazione di tutte le norme del diritto internazionale». Inoltre, «fare precipitare una crisi economica … non è un fondamento positivo ai fini della risoluzione pacifica delle controversie».
Per questo siamo a fianco di quanti lottano per la pace, pace con giustizia, e contro la guerra: e riconosciamo nella diplomazia di pace delle legittime autorità bolivariane e socialiste un percorso promettente, all’insegna della solidarietà e dell’amicizia tra i popoli, per la tutela dei diritti e la risoluzione pacifica delle controversie, all’insegna della pace positiva, dell’autodeterminazione e della non-ingerenza.
Nessun commento:
Posta un commento