lunedì 12 giugno 2023

Cosa sono i Corpi Civili di Pace?

FrieKoop - Atomwaffenfrei. Abschluss der 20-wöchigen Aktionspräsenz in Büchel, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86308711

Iniziativa, più che mai attuale, di prevenzione della guerra e di costruzione della pace, i Corpi Civili di Pace si configurano come «azione civile, non armata e nonviolenta, di operatori professionali e volontari che, come terze parti, sostengono gli attori locali nella prevenzione e trasformazione dei conflitti. [...] Gli operatori intervengono ... in territori di conflitto o dove si prevede possano scoppiare conflitti determinati da violenza diretta, culturale o strutturale. Il dispiegamento degli operatori può essere previsto quando il conflitto è ancora latente - in funzione preventiva - quando il conflitto è ormai acceso - in funzione di trasformazione nonviolenta e peacekeeping civile - e nella fase post-conflitto - in attività di peacebuilding, per aiutare la ricostruzione del tessuto sociale.

L’intervento avviene solo su “richiesta leggibile” della società civile locale, interessata dal conflitto, e deve essere progettato con la partecipazione di partner locali. [...] Sul campo si possono attivare relazioni di collaborazione con altre ONG, agenzie di organizzazioni internazionali, istituzioni pubbliche, solo se tali rapporti non minano l'indipendenza e imparzialità della missione. Con attori armati - regolari e non regolari - non sono ammesse forme di collaborazione o sinergia né scorta armata; può esserci dialogo finalizzato alla gestione nonviolenta del conflitto o scambio di informazioni sulla sicurezza, ove questo non pregiudichi la “legittimità nonviolenta” della missione, in termini di modalità d’azione e di ricezione presso le parti».

Con queste parole, peraltro difficilmente equivocabili, ampia parte del movimento italiano per gli interventi e i corpi civili di pace, raccolto all’epoca nel Tavolo Interventi Civili di Pace, si esprimeva intorno al profilo, alla caratterizzazione e al mandato dei Corpi Civili di Pace, raccogliendo, intorno a questo concetto, diverse tra le organizzazioni di società civile attive per la prevenzione, la gestione costruttiva - appunto non armata e nonviolenta - e la trasformazione dei conflitti, tra le quali, scorrendo l’ordine degli aderenti, Archivio Disarmo, ARCI, ARCS, Papa Giovanni XXIII - Operazione Colomba, Associazione per la pace, Centro Gandhi Edizioni, Centro Studi Difesa Civile, Centro Studi Sereno Regis, MIR Italia, Movimento Nonviolento, Un Ponte per…

Vi si delinea chiaramente il concetto di una squadra civile, adeguatamente preparata e professionalmente formata, di operatori e operatrici di pace, capace di intervenire “sul” e “nel” conflitto, con compiti non solo di lettura, interpretazione, mappatura del conflitto, ma anche di intervento civile, di interposizione nonviolenta, di accompagnamento disarmato, di mediazione e costruzione della fiducia tra le parti in conflitto, di promozione del processo di pace e di riconciliazione, di monitoraggio dei diritti umani e di denuncia delle violazioni. Compiti da svolgere, peraltro, coerentemente con una serie di principi comuni tali da caratterizzare il profilo e le modalità di questo intervento, solo su “richiesta leggibile” della società civile locale, in zona di conflitto:

- nonviolenza nelle relazioni tra operatori, verso le parti, e nella trasformazione del conflitto,

- indipendenza da condizionamenti politici, imparzialità rispetto alle parti in conflitto, pur schierandosi nella difesa dei diritti umani, e non ingerenza verso le ONG locali,

- equità di genere nelle relazioni tra operatori e con la popolazione locale,

- rispetto per la cultura locale e adozione di uno stile di vita semplice, il più possibile simile a quello della popolazione locale.

Per riprendere le parole del Programma per una Cultura di Pace dell’UNESCO (Parigi, 18 Agosto 1994), «ciò di cui c'è bisogno non è altro che una transizione globale da una cultura della guerra a una cultura della pace. In una cultura di guerra, tutti sono tesi al peggio. Le differenze tra individui e comunità diventano punti di innesco per la mobilitazione e l'estremismo e non semplicemente il ricco pluralismo che la storia ci ha regalato. Prendendo la strada di una cultura di pace, possiamo recuperare ciò che è comune tra noi attraverso un dialogo che prenda il posto dell'ostilità e dell'aggressione. I primi passi in questa transizione da una cultura di guerra a una cultura di pace sono la giustizia e la libertà, due caratteristiche fondamentali della democrazia».

Un profilo chiarissimo, dunque, che, per un verso, non riduce i Corpi Civili di Pace ad esercizio superficiale, spontaneistico, volontaristico e, per l’altro, non sfigura i Corpi Civili di Pace facendone una specie di “truppa civile di complemento” dei contingenti militari dispiegati, di volta in volta, dagli stati europei o della NATO in questo o quel contesto di crisi e di conflitto. Un profilo di innovazione e di modernità, dunque, di fronte alle crisi del nostro tempo e all’esigenza della costruzione, per dirla con Johan Galtung, della «pace con mezzi pacifici».

Il testo del documento è disponibile, tra gli altri, in questo collegamento.

giovedì 1 giugno 2023

A proposito dell'EireneFest 2023, Festival del libro per la pace e la nonviolenza

Dalla scuola al disarmo, tanti semi di pace gettati da EireneFest 2023


Una conversazione con Laura Tussi per il portale ItaliaCheCambia.

LT: La seconda edizione del Festival internazionale del libro per la pace e la nonviolenza si è tenuta a Roma dal 26 al 28 maggio 2023 ed è stato un grande motore di idee e novità che ha letteralmente costruito tassello per tassello un mosaico di pace con più di un centinaio di presentazioni e incontri e mostre e spettacoli e performances.

LT: Secondo te, come afferma Alex Zanotelli, siamo davvero “sul crinale del baratro nucleare”? Che ruolo ha avuto il premio Nobel per la pace assegnato alla rete internazionale ICAN per il disarmo nucleare universale e per la proibizione degli ordigni di distruzione di massa nucleari?

GP: Il Nobel per la pace a ICAN, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, è stato un riconoscimento di grande importanza. Alcuni Nobel per la pace sono stati assai controversi – pensiamo al premio a Barack Obama nel 2009 e quello all’UE nel 2012 – mentre altri avrebbero potuto costituire uno stimolo più forte a intraprendere azioni concrete ed efficaci per conseguire gli scopi per i quali furono assegnati. Tra questi, appunto, l’ICAN, nel 2017.

Tuttavia, nelle motivazioni del premio è possibile rintracciare i motivi della sua importanza non solo morale, ma anche politica: un riconoscimento all’impegno “a richiamare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi uso di ordigni nucleari” e a “conseguire la totale proibizione di tali ordigni”. Di fronte al rischio nucleare, è anche uno stimolo a dare più spazio alla diplomazia, a porre fine alle guerre, a impegnarsi per la trasformazione costruttiva dei conflitti e i Corpi civili di pace. 

LT: Quest’anno Eirenefest ha dato molto spazio alle scuole e all’educazione. Perché e quale bilancio è scaturito?

GP: Le scuole rappresentano un luogo essenziale di “cittadinanza democratica”: sono il contesto dove si forma, o si dovrebbe formare, una cittadinanza plurale, critica e consapevole, e anche il luogo educativo e formativo per eccellenza. Qui vengono condivisi e veicolati gli alti contenuti civici e politici, ad esempio, della nostra Costituzione repubblicana e antifascista, ma anche il profondo messaggio legato alla cultura di pace, alla difesa dei diritti umani, alla consapevolezza ecologica, nel senso che viviamo tutti e tutte sullo stesso pianeta, siamo tutti e tutte parte di una comune umanità.

Per quello che riguarda poi, in particolare, l’attenzione che EireneFest ha dedicato alle scuole, molto significativa è stata la partecipazione di studenti e docenti di scuole di ogni ordine e grado, e molto importante, tra le altre, la tavola rotonda “Demilitarizzare la scuola. La Scuola laboratorio di pace”, nella quale è stato presentato il volume ‘La Scuola laboratorio di pace’, a cura del CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica), ed è stata illustrata l’attività dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

LT: All’interno di Eirenefest cosa è risultato di propositivo rispetto alle istanze portate avanti dal mondo pacifista?

GP: In un Festival dedicato al libro per la pace e la nonviolenza, chiaramente il tema della pace è il tema decisivo. È un tema che ha attraversato tutte le giornate e che è stato approfondito in diversi momenti. Ad esempio, è stato svolto nella Conferenza “Come dare un senso globale alle piccole azioni per la pace: La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza”, in preparazione, appunto della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza che partirà da San Jose de Costarica il 2 ottobre 2024, in occasione della Giornata Internazionale della Nonviolenza.

Infine, il tema della pace, nel senso della «pace positiva» è stato protagonista di una importante tavola rotonda, dedicata a “La risoluzione nonviolenta dei conflitti”, che ha permesso di sviluppare due temi. Intanto, le metodologie e gli approcci per la trasformazione costruttiva dei conflitti. Per dirla con Johan Galtung: Ci sono alternative! E poi, l’impegno che tutti e tutte, nel proprio ambito e in base alle proprie possibilità, possono sviluppare per contrastare la guerra e promuovere la pace, pace, appunto, con diritti umani e giustizia sociale.