Foto Stewart Butterfield (flickr) [CC BY 2.0], via Wikimedia Commons |
È recente la notizia, positiva, che ci ricorda, da un lato, che la Serbia resta Paese propriamente multi-etnico, con la Bosnia, tra quelli emersi dalla disgregazione della Jugoslavia, federazione pluri-nazionale per eccellenza, e ci informa, d'altro canto, che il tema della tutela della pluralità etnica e della diversità culturale e quello della difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali non possono che essere strettamente intrecciati.
Alla vigilia di Natale, lo scorso 23 dicembre, è stato siglato, da parte del ministro dell'istruzione di Serbia, Mladen Šarčević, del direttore dell'Istituto per i libri di testo in uso nelle scuole, Dragoljub Kojičić, e dei rappresentanti dei consigli nazionali delle minoranze in Serbia (bosniaca, bulgara, ungherese, rumena, rutena, slovacca e croata) un significativo memorandum sulla cooperazione nel settore dei libri di testo nelle lingue delle minoranze. Con l'ottavo tra questi, il consiglio della minoranza albanese, sarà analogamente firmato un allegato alle stesse condizioni, quando avrà inizio l'implementazione del memorandum stesso.
Come messo in evidenza da un comunicato del ministero, «il memorandum si riferisce al completamento dei libri di testo per le scuole primarie, con riferimento a quelle minoranze che hanno intere classi impegnate nell'apprendimento in lingua madre all'interno della scuola primaria». Inoltre, «il rispetto dei diritti umani in materia di istruzione, con particolare attenzione a promuovere la conservazione della pluralità inter-culturale e a incoraggiare le identità nazionali e le culture delle minoranze, sono i principali punti che hanno orientato l'iniziativa del ministero», come riferito in una comunicazione dell'ufficio del ministro, un indipendente all'interno del governo, non appartenente a nessuno dei due principali partiti della coalizione (i progressisti, nazional-conservatori, dell'SNS, e i socialisti, socialdemocratici, dell'SPS), un passato da dirigente scolastico.
La notizia segue quella del 24 marzo, quando il processo di ratifica del memorandum è stato avviato; al fine di raggiungere la piena attuazione del piano d'azione per i diritti delle minoranze, infatti, il Ministero, insieme con l'Istituto e i Consigli delle minoranze, ha affrontato la questione dei libri di testo in lingua madre, dapprima con le minoranze rumena, rutena, ungherese, bulgara, croata, bosniaca, slovacca, e, quindi, con i rappresentanti della minoranza albanese, il cui memorandum è stato firmato lo scorso mese di agosto.
Si è trattato, in questo caso, di una “notizia nella notizia”, per la problematicità dei rapporti tra la minoranza albanese e le istituzioni serbe, non solo per i noti motivi storici, tra cui quelli legati alla questione kosovara e alle rivendicazioni della minoranza albanese della valle di Preševo, ma anche per la più recente controversia dei libri di testo, legata agli eventi del marzo 2016, quando migliaia di libri di testo in albanese, provenienti dal Kosovo, diretti alle scuole di Preševo, furono bloccati al terminal amministrativo e infine spediti indietro.
Il memorandum prevede che, prima dell'inizio dell'anno scolastico, ciascuna minoranza presenti una lista di libri di testo. Gli allegati prevedono la fornitura di 84 nuovi titoli di cui 25 in lingua bosniaca, 18 in croato, 16 in slovacco, 12 in bulgaro, 5 in rumeno, 5 in ruteno e 3 in ungherese. A questi andranno aggiunti quelli che si definiranno per la lingua albanese. Ciò potrebbe rappresentare un ulteriore punto di distensione nei rapporti bilaterali.
E questo è stato uno degli effetti dell'accordo in relazione ai, diversamente problematici, rapporti con la Croazia. Infatti, all'indomani della stipula del memorandum, la Croazia ha manifestato l'intenzione di “rimuovere le proprie riserve” in merito all'apertura di un nuovo capitolo del negoziato di adesione della Serbia all'UE, facendo riferimento, in particolare, al capitolo 26 (Istruzione e Cultura) dei negoziati in corso.
La decisione della Croazia, peraltro, è maturata non solo in conseguenza dell'accordo, ma anche a seguito del pressing esercitato dalle diplomazie europee ed atlantiche. Come è stato riportato da fonti di stampa, infatti, la Commissione Europea e gli Stati Membri avevano già dichiarato di considerare la questione materia prettamente bilaterale, che sarebbe dovuta essere risolta tra Serbia e Croazia e che non avrebbe dovuto coinvolgere le istituzioni comunitarie.
La Croazia si era trovata isolata nel suo veto alla prosecuzione dei negoziati della Serbia, in un momento in cui, con le elezioni tedesche alle porte, non si avverte, tra le cancellerie, alcun bisogno di creare nuove occasioni di controversia nella UE o di alimentare ulteriori focolai di tensione in quella che resta la sempre più delicata “rotta balcanica” delle migrazioni e dei rientri dalla Siria e dall'Iraq.
Qui, in ogni caso, la geo-politica resta sullo sfondo. Il memorandum riguarda i diritti delle minoranze e il pluralismo culturale, la possibilità, cioè, con la tutela dei diritti universali, di preservare la diversità e il pluralismo delle culture. E consente di salutare il nuovo anno con una rinnovata speranza “interculturale”.