domenica 31 agosto 2025

Contro la campagna di aggressione e le misure coercitive unilaterali ai danni della Repubblica Bolivariana del Venezuela

 
Il Venezuela denuncia alle Nazioni Unite gli ultimi e più pericolosi sviluppi della politica di persecuzione degli Stati Uniti. 

Foto: Xavier Granja Cedeño - Cancilleria Ecuador, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons


La Repubblica Bolivariana del Venezuela comunica che, attraverso la sua Missione Permanente presso le Nazioni Unite (ONU), ha consegnato lo scorso 28 agosto una comunicazione ufficiale al Segretario Generale, António Guterres, in cui denuncia i più recenti e pericolosi sviluppi della politica di persecuzione del Governo degli Stati Uniti contro il Paese.

«In questa comunicazione, il governo venezuelano ha ribadito che queste aggressioni da parte del governo degli Stati Uniti si sono intensificate negli ultimi anni, attraverso la promulgazione e l'applicazione illegale di misure coercitive unilaterali, campagne diffamatorie, disprezzo e giuridicizzazione con fini politici verso le nostre legittime istituzioni, hanno oggi raggiunto un livello di ostilità e minaccia senza precedenti, soprattutto a seguito della recente mobilitazione di forze militari statunitensi nei Caraibi.

«Ha suscitato particolarmente allarma la presenza di cacciatorpediniere e di un incrociatore lanciamissili, nonché dal dispiegamento di un sottomarino con capacità nucleare. Questa è la prima volta nella storia che mezzi militari con capacità nucleare vengono introdotti in America Latina e nei Caraibi; un'azione che viola apertamente il Trattato di Tlatelolco, uno strumento che ha sancito la denuclearizzazione della nostra regione nel 1968 e che obbliga gli Stati Uniti d'America, in virtù dei Protocolli I e II, di cui sono parte contraente, a rispettare la dichiarazione della Nostra America Latina e dei Caraibi come Zona Libera da Armi Nucleari, dal Rio Grande alla Terra del Fuoco.

«Queste operazioni militari statunitensi costituiscono inoltre una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, in particolare dell'articolo 2.1, sull'uguaglianza sovrana degli Stati; dell'articolo 2.3, sulla risoluzione pacifica delle controversie; dell'articolo 2.4, sul divieto della minaccia o dell'uso della forza; e l'articolo 2.7, relativo al principio di non intervento negli affari interni degli Stati. Ignorano inoltre palesemente la Proclamazione della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), che ha dichiarato la nostra regione "Zona di Pace" nel 2014.

«Denunciamo al mondo con la massima fermezza che l'introduzione di una componente nucleare nei Caraibi minaccia la stabilità emisferica, erode la fiducia nel regime internazionale di non proliferazione e disarmo e mette a rischio la pace e la sicurezza sia regionale che internazionale.

«La Repubblica Bolivariana del Venezuela ribadisce il suo costante impegno nei confronti del diritto internazionale, della soluzione pacifica delle controversie e del rispetto della sovranità delle nazioni e dei popoli. Allo stesso tempo, sollecita nuovamente al Segretario Generale delle Nazioni Unite ad assumere, nell'ambito delle sue competenze e responsabilità, la difesa attiva dei valori e dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, esortando con forza il Governo degli Stati Uniti d'America a cessare una volta per tutte le sue azioni e minacce ostili e a rispettare la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica del Venezuela.

«La storia e i popoli del mondo non accetterebbero l'inazione della comunità internazionale di fronte a una minaccia di questa portata. Il Venezuela, fedele ai precetti della sua Diplomazia Bolivariana di Pace, ribadisce di non rappresentare una minaccia per nessuno. La vera minaccia alla stabilità della regione è la presenza militare e nucleare degli Stati Uniti nei Caraibi. Infine, sottolineiamo che il nostro Paese e il nostro popolo non accetteranno mai l'imposizione della forza o la violazione dei loro diritti inalienabili, incluso il diritto alla libera autodeterminazione».

Link: https://www.facebook.com/100082586738523/posts/il-venezuela-denuncia-alle-nazioni-unite-gli-ultimi-e-più-pericolosi-sviluppi-de/770244035738481

martedì 12 agosto 2025

Cipro, una storica controversia e l'orizzonte della ricomposizione

Monumento alla Libertà, Nicosia, Cipro, foto di Gianmarco Pisa. 

La storica e non ancora risolta controversia cipriota torna, se mai vi fosse uscita, nell'agenda internazionale. Si è tenuta infatti giovedì 17 luglio 2025 la sessione plenaria della conferenza su Cipro, convocata dal Segretario Generale, António Guterres, presso la sede delle Nazioni Unite, alla presenza del Presidente della Repubblica di Cipro Nikos Christodoulides, del leader turco-cipriota Ersin Tatar, dei Ministri degli Esteri di Grecia e Turchia, Giorgos Gerapetritis e Hakan Fidan, e del Ministro per l'Europa del Regno Unito, Stephen Doughty. Scopo della conferenza - rilanciare i colloqui di pace, mettendo così alla prova la speranza di una possibile riconciliazione e riunificazione dell'isola, vera e propria - non è solo uno slogan - “perla del Mediterraneo”. Il tutto sotto l’egida delle Nazioni Unite, nel cui contesto si svolgono i colloqui diplomatici e che mantiene una propria storica missione di interposizione (peacekeeping di prima generazione) a Cipro, la Unficyp (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), sin dal 1964, quando fu dislocata sull’isola, all’indomani degli scontri intercomunitari tra greco-ciprioti e turco-ciprioti degli anni precedenti, allo scopo di impedire il ripetersi delle violenze intercomunitarie, interporsi tra le parti in conflitto e contribuire al mantenimento della sicurezza. 

Sebbene le Nazioni Unite abbiano definito i colloqui “costruttivi”, non molti sono stati gli sviluppi effettivamente rilevanti e difficile resta il clima di dialogo tra le parti. Il Presidente cipriota Christodoulides ha ribadito la disponibilità a riprendere i negoziati, sospesi sin dal 2017, sottolineando la necessità di rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e il quadro giuridico delle Nazioni Unite come fondamento per la risoluzione della questione cipriota, che è infatti, al tempo stesso, prodotto di conflitto etnopolitico e questione complessa di diritto internazionale. D’altra parte, secondo la posizione espressa dal portavoce del Ministero degli Esteri turco, Öncü Keçeli, è necessario rilanciare il quadro negoziale a partire dalla c.d. “soluzione a due stati”, quanto mai problematica, tuttavia, dal momento che l’articolazione istituzionale turco-cipriota, la cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord, istituita nel 1983, non ha, a parte quello della Turchia, alcun riconoscimento internazionale, e mantiene sul proprio territorio un contingente militare turco di ben quaranta mila soldati.  

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sottolineato che sono stati compiuti progressi su quattro delle sei iniziative concordate nella precedente riunione allargata sulla questione di Cipro, tenutasi a Ginevra a marzo. I quattro ambiti in cui si è registrato un progresso sono stati la creazione di un nuovo comitato tecnico bi-comunitario per i giovani, una serie di iniziative da intraprendere in materia ambientale, il restauro dei cimiteri e la definizione degli accordi sullo sminamento, che saranno finalizzati “una volta ultimati i dettagli tecnici definitivi”. Tuttavia, le due principali iniziative concordate a marzo, l'apertura di quattro nuovi punti di attraversamento tra le due parti dell'isola (la parte sud, a maggioranza greco-cipriota, su cui esercita effettivo controllo la Repubblica di Cipro, e la parte nord, amministrata de facto dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e a maggioranza turco-cipriota), nonché la creazione di un impianto di energia solare presso la zona cuscinetto sotto controllo della missione delle Nazioni Unite, non hanno registrato progressi rilevanti.  

Come hanno confermato alla stampa fonti diplomatiche turco-cipriote, “non ci sono ancora progressi sulla questione dei valichi di frontiera perché il leader greco-cipriota [il presidente Nikos Christodoulides] insiste su un corridoio di transito, invece di un vero e proprio valico di frontiera”. Si tratta dei punti di attraversamento che si estenderebbero da una parte all’altra dell’isola, in particolare quello attraverso Kokkina, piccolo centro a maggioranza turco-cipriota solo in parte ricadente nel territorio della cosiddetta Repubblica Turca di Cipro del Nord (luogo sensibile, peraltro, perché luogo della battaglia di Tillyria, un violento scontro armato tra forze greco-cipriote, turco-cipriote e turche dell'agosto 1964), e quello tra Aglantzia e Athienou (uno dei quattro villaggi all’interno della zona cuscinetto delle Nazioni Unite, gli altri tre essendo Pyla, Troulloi e Deneia). Come si intuisce, anche questa questione ha a che fare con l'integrità del diritto internazionale: i punti di transito che attraversano la zona cuscinetto (la buffer zone delle Nazioni Unite) e permettono il passaggio tra le due parti non sono infatti un “confine” ma una linea di separazione e al contempo, nei punti concordati, una linea di transito.  

A parte la questione dei punti di attraversamento, il Segretario Generale ha poi affermato che le parti hanno raggiunto una “intesa comune” in ordine alla creazione di un “organismo consultivo per il coinvolgimento della società civile”, sulla questione dei beni culturali, su un'iniziativa per il monitoraggio della qualità dell'aria e sulla lotta all'inquinamento. “È fondamentale attuare queste iniziative, tutte, il prima possibile a beneficio di tutti i ciprioti”. Ha poi confermato l’intenzione di incontrare nuovamente entrambi i leader durante la settimana di alto livello dell'Assemblea Generale in programma a settembre. “C'è una lunga strada da percorrere”, ha affermato, “ma questi passi mostrano l'impegno a proseguire il dialogo e a lavorare su iniziative a beneficio di tutti i ciprioti”. Una soluzione da ricercare, appunto, all’insegna del “win-win”, del comune beneficio.   

È questa anche la posizione “storica” delle forze di progresso e dei comunisti ciprioti. Come ricordato infatti dai compagni e dalle compagne dell’AKEL (Anorthotikó Kómma Ergazómenou Laoú, Partito Progressista dei Lavoratori, la storica formazione marxista-leninista cipriota, seconda forza politica del Paese, con oltre il 22% dei consensi e 15 seggi nel Parlamento nazionale) in una recente presa di posizione, “nella fase in cui ci troviamo, con la prolungata situazione di stallo che circonda la questione cipriota e che ostacola gli sforzi per raggiungere una soluzione, il nostro compito è quello di sbloccare la situazione, proseguire i negoziati dal punto in cui si sono interrotti nel 2017, negoziare le questioni ancora in sospeso sulla base del Quadro Negoziale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e, naturalmente, preservare l'acquis negoziale, che può fornire una solida base, in modo che, una volta ripresi i negoziati, si possa completare lo sforzo e raggiungere la soluzione necessaria, porre fine all'occupazione e riunire il Paese e il suo popolo. L’AKEL e l'intero movimento popolare proseguono i loro sforzi in tal senso e continuano ad insistere sul fatto che esiste la possibilità di una soluzione”.  

Quanto agli interrogativi in merito all'incontro informale a New York, il Segretario Generale dell'AKEL ha affermato che il risultato era pienamente atteso. Ha spiegato che, dal momento che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ritiene che non vi sia alcun terreno comune necessario, dato che la Turchia e la leadership turco-cipriota hanno ormai ufficialmente spostato la loro posizione verso una “soluzione a due stati”, quanto pianificato consisteva nel mantenere lo slancio sulla questione cipriota e compiere alcuni piccoli passi avanti. Potrà essere conseguita una soluzione di diritto e giustizia, continua la posizione dell’AKEL, “solo con la fine dell'occupazione turca e la riunificazione di Cipro e del popolo. Potrà arrivare solo attraverso il raggiungimento di una soluzione al problema di Cipro, che potrà essere solo quella prevista dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, che prevedono una federazione bi-zonale e bi-comunitaria con uguaglianza politica, con unica sovranità e unica cittadinanza”.  

La controversia cipriota resta una questione cruciale in un’area strategica: Cipro (e il suo conflitto ancora irrisolto) è all’interno dell’Unione Europea e occupa una regione strategica (dal punto di vista militare e dal punto di vista economico) nel Mediterraneo orientale. Quest’area, a cavallo tra Grecia, Turchia, Israele, Egitto, e, appunto, Cipro, ospita infatti, secondo alcuni studi del 2010 della USGS, l’Istituto Geologico Nazionale degli Stati Uniti, circa 10 trilioni di metri cubi di gas. Un’area di tensioni, sulla quale insistono pesantemente le mire e le ambizioni dell’imperialismo occidentale e dei suoi alleati regionali, che da tempo le forze di pace cercano di trasformare in una zona di speranza: non mancano situazioni e contesti di coesistenza, e da sempre i comunisti e le comuniste ciprioti sono impegnati in direzione di una soluzione di convivenza, di riunificazione dell’isola e del suo popolo, libera da minacce e condizionamenti stranieri, di sovranità, di pace, e di giustizia. 


Riferimenti:

Vibhu Mishra, UN chief reports progress in Cyprus talks, 17.07.2025:
https://news.un.org/en/story/2025/07/1165427 

Elias Hazou, UN bid to break Cyprus deadlock, 17.07.2025:
https://cyprus-mail.com/2025/07/17/un-hosts-informal-cyprus-talks 

Statements by the General Secretary of the C.C. of AKEL Stefanos Stefanou after the laying of wreaths at the Makedonitissa Cemetery on the occasion of the tragic anniversary of the Turkish invasion, 20.07.2025: https://akel.org.cy/statements-by-the-general-secretary-of-the-c-c-of-akel-stefanos-stefanou-after-the-laying-of-wreaths-at-the-makedonitissa-cemetery-on-the-occasion-of-the-tragic-anniversary-of-the-turkish-invasion/?lang=en  

Erdogan’s presence at the celebrations for the anniversary of the invasion is a blatant provocation to the Cypriot people, 21.07.2025: https://akel.org.cy/erdogans-presence-at-the-celebrations-for-the-anniversary-of-the-invasion-is-a-blatant-provocation-to-the-cypriot-people/?lang=en  

Cyprus: a country still divided. Cyprus problem in brief, AKEL, 2021:
https://akel.org.cy/wp-content/uploads/2021/09/A-Country-Still-Divided-English.pdf.  

Progetto "Dialoghi di Pace a Cipro": https://www.pacedifesa.org/home-2/progetti-sul-campo/dialoghi-di-pace-a-cipro