Mrsmokeybear (opera propria), CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons |
La Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) ha vinto il Premio Nobel per la Pace 2017, come recita la motivazione ufficiale, «per il suo lavoro nel sollevare l’attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsivoglia uso di armi nucleari e per il suo impegno nel conseguimento di un trattato internazionale per la proibizione di tali ordigni».
Si tratta di un riconoscimento, senza entrare nelle polemiche relative ad altre assegnazioni di Nobel per la Pace, senza dubbio significativo: perché riconosce l’importanza della proibizione, della messa al bando, e, in prospettiva, dell’eliminazione delle armi nucleari; e perché conferisce un riconoscimento all’impegno continuativo di realtà di base, singole e associate, per un mondo libero da armi nucleari, nella prospettiva del transarmo e del disarmo, e per il contrasto alla guerra e la promozione della pace, nell'orizzonte, da più parti perseguito, di un mondo di «pace con giustizia».
Infatti, l’ICAN è una coalizione internazionale, attiva dal 2007, che è partita letteralmente dall’altro capo del mondo, l’Australia, e che è stata poi ufficialmente lanciata a Vienna, in Austria (2007). I fondatori della campagna, come ricorda il sito ufficiale dell’ICAN, sono stati ispirati dagli importanti successi della Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine, che, appena un decennio prima, aveva svolto un ruolo fondamentale ai fini della negoziazione di una convenzione internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona, che avrebbe poi dato luogo al Trattato di Ottawa, entrato in vigore nel 1999.
Sin dalla fondazione, l’ICAN ha lavorato e lavora per consolidare un consenso globale ai fini dell’abolizione delle armi nucleari. Impegnando un’ampia rete di gruppi e comitati, singoli ed associazioni, e lavorando fianco a fianco con la Croce Rossa ed istituzioni con atteggiamento positivo sulla questione della abolizione del nucleare, è stato possibile rilanciare il dibattito sulle armi nucleari e riprendere l’opzione della totale eliminazione. Come ha ribadito anche l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, va reso, quindi, il dovuto merito all’ICAN, anche e soprattutto «per il suo impegno e per la sua creatività».
Essendo una campagna internazionale, all’ICAN aderiscono reti e organizzazioni. In particolare, si tratta di una “convergenza” di 468 organizzazioni partner presenti in 101 Paesi del mondo.
Tra le articolazioni internazionali, sono numerose le piattaforme e le campagne, le strutture e le reti che fanno parte di ICAN (tra queste ricordiamo almeno la Global Partnership for the Prevention of Armed Conflict - GPPAC, la International Fellowship of Reconciliation - IFOR, l’International Peace Bureau - IPB, la Confederazione Sindacale Internazionale - ITUC, l’Unione Internazionale della Gioventù Socialista - IUSY, Pax Christi International, l’Agenzia Stampa Pressenza International, il Consiglio Mondiale delle Chiese, la Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà - WILPF).
In Italia, fanno parte di ICAN: l’Associazione Italiana di Medicina per la Prevenzione della Guerra Nucleare, Cormuse, l’IRIAD - Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, la RID - Rete Disarmo, PeaceLink, Senzatomica, la WILPF Italia e la World Foundation for Peace. Dunque, un’ampia articolazione di società civile per la pace e per il disarmo.
D’altra parte, come hanno sottolineato le piattaforme italiane sostenitrici di ICAN e degli sforzi per il disarmo nucleare, si tratta di un vero e proprio riconoscimento popolare, del lavoro degli attivisti e delle attiviste che, impegnati quotidianamente nello sforzo per costruire un mondo di pace, libero dalle armi e, in particolare, dalle armi nucleari, si battono sul versante sociale, politico, culturale contro il militarismo.
Nelle parole della Rete Disarmo e della Campagna Senzatomica, infatti, si tratta di «un riconoscimento che premia gli sforzi della società civile internazionale che ha rilanciato il percorso del disarmo nucleare a partire da principi umanitari, e che dimostra come ci sia la necessità, in questo mondo pieno di tensioni, di mettere al bando le armi nucleari.
«Questo premio è l’occasione per rilanciare ulteriormente il percorso del Trattato internazionale di messa al bando delle armi nucleari e chiedere che il Governo italiano ripensi la propria posizione, che si oppone al Trattato stesso, andando a seguire quella che è sicuramente la volontà delle maggioranza degli italiani: che le armi nucleari siano messe fuori dalla storia!».
Analoga nei contenuti la presa di posizione dell’altra piattaforma italiana sostenitrice di ICAN, quella dei “Disarmisti Esigenti”, dal momento che è possibile «agire e pesare dal basso per costruire un mondo disarmato e di giustizia, cercando la pace con vie di pace, anche a partire da scelte di disarmo unilaterale del nostro Paese».
Ricostruire un terreno unitario di convergenza tra reti e piattaforme, sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle articolazioni sociali e dei decisori pubblici, rilanciare e approfondire iniziativa e mobilitazione per il disarmo, in particolare il disarmo nucleare, e per la pace e contro la guerra, è l’impegno, con ancora più forza e determinazione del passato, cui il Nobel per la Pace all’ICAN richiama tutti gli attivisti e le attiviste.
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