そらみみ, Hiroshima Memorial Park, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons. |
Incroci e scadenze del calendario civile hanno dato luogo alla significativa coincidenza per cui la Giornata internazionale della pace (21 settembre) viene a cadere praticamente alla vigilia delle Elezioni politiche in Italia (25 settembre), dopo una campagna elettorale dominata, insieme con quello della prosecuzione o meno della cosiddetta “agenda Draghi” e delle misure legate all’attuazione del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto dal tema del carovita, della recessione, dell’aumento della bolletta energetica e dei costi a carico dei cittadini, dei lavoratori, e degli attori produttivi in generale, come conseguenza della speculazione inter-nazionale e delle sanzioni imposte dall’Italia e dagli alleati della NATO alla Russia a seguito del conflitto in Ucraina. La coincidenza porta con sé una domanda: si tratta della solita retorica, per cui non si troverà nessuno contrario, a parole, alla pace e a una soluzione politica e pacifica del conflitto, o si possono intravedere elementi concreti che disegnano una proposta, politicamente percorribile, di pace, anche in questa campagna elettorale?
Una possibile risposta alla domanda, canonica, porta con sé, in effetti, un’altra domanda: cosa c’è scritto, sul tema della guerra e della pace, sulla grande questione del nostro tempo, nei programmi elettorali delle forze politiche che si presentano all’appuntamento elettorale del 25 settembre? Per quello che riguarda il Partito Democratico, ad esempio, il sostegno alle politiche in corso e l’allineamento con la NATO sono ribaditi e rivendicati: «Vogliamo che UE, NATO e ONU rimangano le organizzazioni internazionali di riferimento per l’Italia, dove svolgere un ruolo autorevole e da protagonisti. Deve inoltre continuare il sostegno all’Ucraina, insieme all’iniziativa politico-diplomatica congiunta di Germania, Francia e Italia per la fine dell’aggressione e l’avvio di negoziati di pace». Come dire: la NATO sullo stesso piano dell’ONU quali «organizzazioni internazionali di riferimento» e prosecuzione del sostegno (evidentemente anche militare) all’Ucraina. Tale spazio di intervento viene esteso alla UE, della quale si rivendica anche la strategia propriamente militare: «Con l’approvazione della nuova “Bussola strategica”, la UE ha assunto con più decisione la prospettiva della costruzione di una Difesa comune. È un punto che riteniamo decisivo affinché l’Europa sia sempre più influente nel contesto globale».
Sull’altro versante dell’arco parlamentare, Lega e Fratelli d’Italia non hanno posizioni, al di là della propaganda elettorale, significativamente diverse: «L’Italia deve diventare il ponte verso i Paesi terzi a nome della NATO e dell’Europa, assumendo il ruolo come uno dei principali interlocutori dell’Occidente e, in determinate situazioni di conflitto, cooperando con l’ONU per lavorare alle crisi regionali e globali», è scritto nel programma della Lega. Con le proposte, tra le altre, di «promuovere sul fronte della sicurezza continentale una maggiore collaborazione tra eserciti dei Paese europei» e di «recuperare un ordine internazionale liberale, con l’Italia protagonista nel riportare i suoi principi cardine in seno alle sue principali alleanze: NATO e UE». In particolare, «l’appartenenza alla NATO è garanzia di una mutua difesa e richiede un impegno anche in termini di risorse economiche». Senza grandi differenze, nel programma di Fratelli d’Italia, se non con un’accentuazione ancora maggiore: «Pieno rispetto delle nostre alleanze internazionali, anche adeguando gli stanziamenti per la Difesa ai parametri concordati in sede di Alleanza Atlantica. Al fianco dei nostri alleati internazionali nel sostegno all’Ucraina di fronte all’aggressione della Federazione Russa. [...] Promuovere politiche di Difesa comune dell’Unione europea e la costituzione di una «colonna europea» della NATO, pilastri indispensabili per la sicurezza e l’indipendenza del Continente».
Quanto al Movimento 5 Stelle, il programma conferma le due «stelle polari» della politica internazionale: «da un lato, la nostra vocazione europeista, [...] dall’altro, la centralità dell’appartenenza del nostro Paese alla Alleanza Atlantica, la quale resta essenziale al fine di garantire la sicurezza e la difesa del nostro Continente» aggiungendo, in relazione al conflitto in Ucraina, la proposta di «una Conferenza internazionale, ispirata non all’esempio della Conferenza di Yalta, ovvero alla divisione del mondo in blocchi e sfere di influenza, ma piuttosto alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa di Helsinki del 1975, che, coinvolgendo anche l’Unione Sovietica, seppe inaugurare una stagione di distensione e un percorso volto al superamento della politica dei blocchi in Europa, creando le basi per un organismo multilaterale di sicurezza quale è l’OSCE».
Fin qui dunque il panorama delle forze che, confermando l’impegno per un rafforzamento anche militare della integrazione europea e una rinnovata rilevanza della NATO nello scenario internazionale, si collocano, con diversi accenti e sfumature, nell’orbita di quello che pure è stato definito il «partito unico della guerra». Al di fuori di questo si collocano, invece, quelle aggregazioni elettorali al cui interno hanno deciso di situarsi le forze politiche da più tempo e con maggiore coerenza impegnate sul versante, in senso generale, di lotta contro la guerra e per la pace. Nel programma della Alleanza Verdi e Sinistra, che comprende Sinistra Italiana ed Europa Verde, «il ripudio fermo di ogni guerra, il faticoso e costante lavoro per la pace, il diritto di auto-determinazione dei popoli, la difesa non derogabile dei diritti umani sono i riferimenti imprescindibili della nostra politica internazionale»; «va interrotto subito l’invio di armi in Ucraina e riaperta la strada del confronto diplomatico».
Qui, pur senza mettere sostanzialmente in discussione il sistema di alleanze internazionali, si richiama l’esigenza di una «moratoria delle spese aggiuntive ... per le nuove spese d’arma» e di una «legge quadro istitutiva dei Corpi Civili di Pace» e per una Difesa Civile Non-armata e Nonviolenta. Sulla stessa falsariga, ma con accentuazioni e caratterizzazioni diverse, il programma di Unione Popolare, che comprende Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, che chiede lo «stop immediato dell’invio di armi a tutti i Paesi in guerra e ritiro dei soldati all’estero se non autorizzati dall’ONU, che va rafforzata e sottratta ai veti incrociati delle superpotenze», ma si limita, quanto al sistema di alleanze internazionali, a proporre di «operare per il superamento della NATO» e «operare ... per una riforma in senso democratico delle istituzioni di Bruxelles». Tra le cosiddette, utilizzando la corrente espressione giornalistica, “formazioni anti-sistema”, per quanto riguarda le questioni della guerra e della pace e le politiche internazionali, Italia Sovrana e Popolare, che raccoglie una pluralità di forze politiche diverse, tra cui Partito Comunista e Azione Civile, e formazioni sovraniste, da Ancora Italia a Riconquistare l’Italia, chiede («rigettiamo la presenza della NATO») «l’immediato blocco all’invio di armi al regime ucraino, la promozione di un’opera di mediazione rivolta alla pace, l’interruzione delle sanzioni alla Russia»; «l’archiviazione della stagione dell’unipolarismo atlantista e l’approdo a un mondo multipolare»; «una posizione di neutralità ed equidistanza».
Com’è noto, a proposito della Giornata Internazionale della Pace, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato la ricorrenza del 21 settembre una giornata dedicata a consolidare, rafforzare e promuovere gli ideali della pace, anche osservando 24 ore di iniziative per la pace, di nonviolenza e di cessate-il-fuoco nei conflitti in corso. Sono le stesse Nazioni Unite, peraltro, a riconoscere che «conseguire la pace significa molto più che, semplicemente, fare tacere le armi. Conseguire la pace richiede la costruzione di società nelle quali tutti i membri sentano di poter prosperare; riguarda la creazione di un mondo in cui le persone siano trattate in maniera eguale, qualunque sia la loro provenienza etnica. Come ha detto, infatti, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres: «Il razzismo continua ad avvelenare le istituzioni, le strutture sociali, e la vita quotidiana in ogni società; continua a rappresentare un fattore di persistente diseguaglianza; e continua a impedire alle persone di godere dei propri diritti umani fondamentali. Il razzismo destabilizza le società, minaccia le democrazie, erode la legittimità dei governi; il nesso tra razzismo e diseguaglianza di genere è inconfondibile». Per questo, il tema della Giornata per il 2022 è «Porre fine al razzismo, costruire la pace».